La 'parte due' del jobs act, quella che dovrebbe ridurre drasticamente i contratti precari, è meno dirompente di quanto annunciato. Lo stesso numero citato da Matteo Renzi, 200mila co.co.pro. convertiti in 'tempo indeterminato', rappresenta meno della metà della platea dei parasubordinati. E gli articoli dello schema di decreto approvato ieri in Cdm – atteso ora dal parere delle commissioni Lavoro di Camera e Senato – lo confermano: è vero che dal primo gennaio 2016 le collaborazioni a progetto dovranno essere sostituite dal nuovo contratto a tutele crescenti o dal 'tempo determinato', ma se azienda e sindacati si accordano potranno mantenerle in vita. L’abolizione tout-court del precariato ha lasciato dunque il posto ad una progressiva - e drastica, secondo gli auspici del governo - riduzione dei rapporti parasubordinati. A condurre in questa direzione è stato il timore che alcuni comparti, ad esempio i call center, potessero far crollare di colpo il numero degli occupati e delocalizzare. La maggiore prudenza usata dall’esecutivo su questo tema potrebbe creare ulteriori tensioni con la minoranza del Pd. Il nuovo regime entrerà in vigore, si suppone, il primo maggio, festa dei lavoratori.
CO.CO.PRO., ADDIO PARZIALE. Il testo approvato dal governo dispone che dal giorno di entrata in vigore del decreto non si possano più stipulare co.co.pro., e che comunque dal primo gennaio 2016 essi vengano sostituiti da rapporti subordinati (con aumento effettivo di diritti e tutele). Resta però a disposizione delle imprese che non vi vogliono rinunciare la possibilità di accordarsi con i sindacati sulla base di «particolari esigenze produttive». I co.co.pro. restano per le prestazioni ad alta professionalità, gli incarichi di amministrazione nel pubblico e nel privato, i rapporti di lavoro nelle società sportive dilettantistiche. Chi convertirà le collaborazioni a progetto in 'lavoro stabile' già entro il 31 dicembre 2015 avrà un 'condono tombale' degli illeciti contributivi, assicurativi e fiscali connessi ai rapporti professionali trasformati (si suppone senza danno alle prestazioni sociali dei lavoratori). Per quanto riguarda i co.co.co., diffusi soprattutto nella pubblica amministrazione, la sensazione è che il superamento avverrà nell’ambito della delega- PA ancora all’esame delle Camere.
«SÌ» AL DEMANSIONAMENTO. Una delle norme più temute dai sindacati è confermata. Le imprese avranno la possibilità di togliere un livello ai lavoratori, che però manterranno lo stesso salario al netto degli elementi retributivi collegati all’inquadramento precedente. Più che comportare riduzioni di costi, è una misura che dà la possibilità di riorganizzare il personale senza andare incontro ad eccessive resistenze giuridiche.
MENO ABUSI SUL PART TIME. L’esecutivo interviene sul cattivo uso del tempo ridotto prevedendo una norma per cui, in assenza di precise disposizioni nel contratto nazionale circa la flessibilità delle prestazioni, non si potranno aumentare le ore di lavoro per più del 15 per cento, con una analoga maggiorazione della retribuzione. Anche sugli orari ci sarà meno 'arbitrio' del datore, che dovrà accordarsi con il lavoratore davanti ad una 'commissione di certificazione'. A tutela dei malati gravi (non solo patologie oncologiche, ma anche cronico-degenerative), è istituito il diritto di chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in tempo parziale.
TEMPO DETERMINATO, 36 MESI. Non viene toccato il recente decreto- Poletti (ha appena un anno di vita) che fissa in 36 mesi il limite dei contratti a tempo determinato accumulati da un lavoratore, per un massimo di cinque rinnovi. Superati tali soglie, si passa automaticamente alle 'tutele crescenti'. C’è la possibilità di ulteriori 12 mesi 'a termine' se l’accordo è stipulato presso la Direzione territoriale del lavoro.
GLI 'ATIPICI' ANCORA IN VITA. Con un limite del 10 per cento rispetto al monte-lavoratori complessivo, si potrà continuare a ricorrere alle agenzie di somministrazione. Viene elevato a 7mila euro, comunque al di sotto della 'no tax area', il limite di 'prestazioni occasionali' che si possono fornire in un anno. Anche il 'lavoro a chiamata' (centrale per il comparto turistico) viene lasciato in vita. Sono invece completamente cancellati contratti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro e
job-sharing, e in generale il complesso delle norme mette un freno al fenomeno delle false partite Iva.
APPRENDISTATO FACILE. Per le due forme di apprendistato meno utilizzate, e più collegate all’alternanza scuola-lavoro (quello destinato all’acquisizione di una qualifica/ diploma e quello di alta formazione e ricerca), il governo semplifica le procedure e li aggancia alle riduzioni di costo previste in legge di Stabilità.