martedì 23 giugno 2015
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La partita della scuola resta sul terreno delle assunzioni. Da una parte il governo, con il premier Renzi, che ribadisce le 100mila assunzioni se passa la riforma. Dall’altra il fronte sindacale e le associazioni della scuola (a partire dal cartello delle 32 sigle che da tempo stanno conducendo un lavoro di accompagnamento al cammino della riforma in Parlamento) che chiedono un decreto legge per accelerare i tempi. Insomma un braccio di ferro, che, se alla presentazione oggi del maxiemendamento, vedrà continuare l’ostruzionismo delle opposizioni in commissione Cultura al Senato, rischia di trasformarsi in uno scontro in campo aperto. Ma al di là del passaggio della riforma, nella scuola italiana a settembre vi saranno comunque posti vacanti: sono i docenti che sono andati in pensione o hanno lasciato l’insegnamento. E qui si gioca un’altra partita, almeno per quanto riguarda i numeri. «Senza riforma ci saranno soltanto le nomine per coprire il turn over: 20-22mila» dice Renzi. Ma i posti sono il doppio secondo i calcoli dei sindacati che si spingono oltre: se si dovessero coprire tutti i posti vacanti – per assenza o perché non vi è stata la nomina di docenti di ruolo –, sarebbero già ora 130mila. Come si vede la guerra tra i due fronti si combatte anche a suon di cifre. Nel mezzo, però, resta l’attesa per decine di migliaia di precari che davvero speravano di vedere coronato il sogno di un posto di ruolo.
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