«È più grande di uno stadio da baseball!». Il Colosseo, nella versione di Barack Obama. All’imbrunire e sotto una pioggerella incessante, il presidente americano ha voluto chiudere la sua giornata a Roma con una visita all’Anfiteatro Flavio. Un capolavoro d’architettura che «se fosse stato progettato in questi anni, un burocrate lo avrebbe bloccato, definendolo una spesa che non ci possiamo permettere», ha commentato ironicamente il premier Matteo Renzi poche ore prima nel suo incontro con l’inquilino della Casa Bianca. Visita privata per Obama, a dir poco. Fatta eccezione per qualche gatto scampato alla bonifica dei servizi di sicurezza, il Colosseo era deserto, quasi spettrale. Via i tanti turisti attirati anche dalla notizia dell’arrivo del presidente, via i centurioni, via i camion e i bar ambulanti. Lì, nell’arena dei gladiatori, solo Obama, gli uomini della scorta e quelli del suo staff. Lungo tutti gli anelli dell’anfiteatro, a vigilare scrupolosamente sulla sicurezza del presidente, forze speciali e tiratori scelti. Non è un turista qualunque, il capo della più grande potenza del mondo. Ma come un turista, americano, qualunque che per la prima volta entra nel monumento simbolo dell’antica Roma, ha rivolto molte domande al direttore tecnico del Colosseo, Barbara Nazzaro. «E se uno cadeva per terra, lo ammazzavano?», ha chiesto il presidente incuriosito dalla dinamica delle antiche lotte tra gladiatori.Obama ha passeggiato per circa un’ora, senza cravatta e visibilmente rilassato. Prima di entrare, ha scambiato una battuta con il ministro della Cultura Dario Franceschini: «Minister of Culture? Great Job’!», ha esclamato il presidente americano stringendo la mano al ministro che lo ha accolto all’ingresso. «In Italy is the best job», la replica sorridente di Franceschini. Segno anche questo che per Obama la visita al Colosseo è stato un momento di svago romano dopo gli incontri istituzionali. Forse anche una promessa fatta alle figlie Sasha e Malia che il Colosseo lo avevano visitato nel 2009 in compagnia della First Lady. «La visita nasce proprio dal racconto delle figlie», secondo la direttrice Rossella Rea che si è fatta una foto con il presidente. Per la famiglia, che alla fine nonostante le voci circolate per giorni non lo ha raggiunto in Italia, Obama ha comprato regali nel museum shop: magliette per Sasha e Malia e un libro illustrato con le riproduzioni del Colosseo. Poi la cena a a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore Usa a Roma, John Phillips. Tra gli ospiti, a quanto si apprende, c’era anche John Elkann, presidente Fiat.