lunedì 1 ottobre 2012
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​La decisione di effettuare una sanatoria "rigorosa" è stata presa all’unanimità dal Parlamento, non è stata una scelta del governo. Che forse, per inciso, ne avrebbe fatto a meno. Ma che poi ha varato a fine luglio un decreto interministeriale e ha dovuto recepire le norme della direttiva Ue sul sommerso. Le quali prevedono a loro volta pene detentive fino a 12 anni se il datore di lavoro impiega irregolari ridotti in schiavitù o vittime di tratta e sanzioni dure per chi fa lavorare immigrati in nero. Entreranno in vigore dopo il 15 ottobre, finita la finestra dei "ravvedimenti operosi" della sanatoria. Ecco spiegata la genesi di una operazione complessa di emersione dal nero, progettata con paletti ben definiti,e un occhio sull’Ue e stesa dai dicasteri dell’Interno, del Lavoro e dell’Integrazione. I quali aspettano a tirare le somme sull’andamento a metà percorso, anche se l’obiettivo di 300 mila pare lontano. Tra gli obiettivi dichiarati, fare cassa con tasse e contributi provenienti dall’emersione ed eliminare sacche di lavoratori in nero e quindi ricattabili. Ma perché paletti tanto alti?«Lo scopo -spiega Natale Forlani, direttore generale immigrazione del ministero guidato da Elsa Fornero - era evitare che si ripetano fenomeni di attrazione di immigrati in Italia e di elusione. Il mercato del lavoro non è più quello degli anni 2000, si è voluto tutelare chi lavora regolarmente e risiede nel nostro paese». Il dato che preoccupa è la crescente disoccupazione dei migranti, confermato da un recentissimo studio della Fondazione Moressa secondo il quale 310 mila stranieri sono disoccupati - il 12% di tutta la popolazione straniera - con un incremento quasi del 50% dal 2008. Un nuovo disoccupato su tre non è italiano, anche se paradossalmente c’è una percentuale di immigrati che riesce a fronteggiare la crisi soprattutto puntando sul lavoro domestico e i servizi di cura e assistenza alla persona nelle famiglie. E che quindi si ritrovano ad essere i principali destinatari di un provvedimento che non prevede di sanare il lavoro nero a tempo parziale, salvo che per colf e badanti

«La sanatoria non è la fotografia del mercato del lavoro – prosegue Forlani – che è dinamico e non ha mai avuto così tanti disoccupati. Intendo dire che in pochi mesi ci sarà un forte ricambio fisiologico di lavoratori nelle famiglie. Non siamo più nel 2000, quando non si arrivava al milione di immigrati, ora la comunità straniera conta cinque milioni di persone. Per questo è pericoloso per gli stessi migranti favorire con la sanatoria l’ingresso di un numero elevato di irregolari, si rischia di aumentare dismisura l’offerta a scapito di una domanda che per la prima volta si contrae».

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