Saper stare in relazione con i bambini ha a che fare con la nostra felicità
mercoledì 17 luglio 2024

La crescente richiesta di strutture per le vacanze “childfree”, libere dagli schiamazzi dei pargoli, dovrebbe spingerci a interrogarci su una questione forse ancora più importante dell’ormai sempre più basso livello di tolleranza davanti alle normali e connaturali manifestazioni chiassose dell’infanzia. Se questa richiesta, infatti, è culturalmente accettata e sfruttata dai messaggi pubblicitari, dovremmo tutti – a partire proprio da chi è genitore – chiederci se sappiamo davvero gestire la relazione con i più piccoli: sappiamo stare assieme a loro? Non è raro negli spazi pubblici vedere figli di qualsiasi età lasciati davanti a schermi di varie dimensioni per “farli stare buoni”.

All’altro estremo, poi, altra esperienza non di rado offerta a chi frequenta locali o spazi sociali di vario genere (supermercati, ristoranti, piscine, parchi), si trovano invece i piccoli lasciati totalmente liberi di fare tutto ciò che venga loro in mente, senza alcun contenimento da parte degli adulti che li accompagnano. Eppure pedagogisti ed educatori continuano a ripeterci che in realtà i piccoli hanno un chiaro bisogno di questo contenimento, della guida degli adulti davanti alla loro stessa esuberanza, perché il senso del limite è una delle esperienze che c’insegna il rapporto con gli altri e aiuta a crescere. La sfida è proprio quella di sostenerli nell’espressione della loro identità senza risultare repressivi.

Ma è ovvio, che questo tipo di approccio richiede impegno, determinazione, consapevolezza del proprio ruolo e forse anche un minimo di preparazione. Perché anche a fare i genitori s’impara. In ogni caso entrambe le situazioni – l’uso di schermi e dispositivi elettronici a oltranza o il totale disinteresse per ciò che fanno i piccoli – sono facce della stessa medaglia: in un modo o nell’altro, infatti, si evita di creare relazione, non si cura lo stare assieme, si riduce la socialità a una mera condivisione di uno spazio fisico. E, cosa peggiore, si lancia un messaggio deleterio ai bambini, facendo loro capire che gli adulti, in realtà, non sono interessati a stare in relazione con loro.

Le giustificazioni potrebbero essere tante: i tempi moderni impongono ritmi massacranti che riducono il tempo in famiglia a un momento in cui non si vuole fare altro che staccare, oppure non ci sono gli strumenti sociali per fare anche dell’educazione dei bambini un’esperienza da vivere in rete. Resta il fatto che il tema del rapporto con i bambini ci interroga su una questione fondamentale: su che tipo di relazioni vogliamo costruire il nostro mondo? Nel Vangelo Gesù è chiaro: accogliere i bambini significa costruire il Regno di Dio nella storia. Basterebbe questo per capire che costruire relazioni con i bambini, i nostri e quegli degli altri, ha a che fare con la nostra stessa felicità, con l’essere capaci di diventare adulti realizzati e completi.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: