«C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione», scrive papa Francesco nella enciclica
Laudato si’. Su coloro che hanno la responsabilità della cosa pubblica incombe l’obbligo di informare onestamente e per tempo i cittadini qualora se ne presenti la necessità. Per quanto riguarda lo scempio inaudito della 'Terra dei fuochi' non è stato così. A lanciare l’allarme del dramma che sta decimando un popolo sono stati i cittadini, che, però, non possiedono né gli strumenti né la competenza né l’autorità per prendere decisioni. Quello che potevano fare l’hanno fatto: hanno protestato, denunciato, fotografato, filmato, richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica. Sono entrati in dialogo con la politica e le istituzioni, dando un contributo indispensabile. Purtroppo al popolo, impaurito per l’aumento di patologie tumorali e leucemiche, dovute anche alle migliaia di tonnellate di rifiuti industriali, altamente tossici e nocivi, interrati o dati alle fiamme sotto casa, le autorità competenti consigliavano di stare tranquillo perché «non ci sono certezze». Gli 'allarmisti' venivano messi a tacere facendo anche ricorso alle offese e all’ironia. I lettori di 'Avvenire' sanno bene com’è andata: la gente è scesa in piazza, i genitori dei bambini morti per cancro o leucemia hanno messo a disposizione di tutti le storie dei loro figli, perché altri genitori non avessero a soffrire, altri bambini non avessero a morire. «La società attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi», continua il Papa nell’enciclica. La Chiesa campana, i movimenti, le associazioni l’hanno fatto. Ciò nonostante il nesso di causalità tra ambiente malsano e patologie tumorali, però, non lo si voleva ammettere. Certo, occorrevano studi adeguati, che non c’erano. In attesa di un’evidenza scientifica, lontana da venire, noi chiedevamo che si rispettasse almeno il principio di precauzione
. Alla vigilia di san Silvestro ecco arrivare dall’Istituto superiore di sanità la notizia di cui da sempre avevamo certezza: «Il quadro epidemiologico della popolazione residente nei 55 Comuni che la legge 6/2014 definisce come 'Terra dei fuochi' è caratterizzato da una serie di eccessi della mortalità e dell’ospedalizzazione per diverse patologie a eziologia multifattoriale che ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani (...). Per quanto riguarda la salute infantile, emerge un quadro di criticità meritevole di attenzione, in particolare eccessi di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori ed eccessi di tumori del Snc (Sistema nervoso centrale,
ndr) nel primo anno di vita e nella fascia di età 0-14 anni sono stati osservati in entrambe le province. L’analisi disaggregata per Comune evidenzia alcuni Comuni nei quali si sono rilevati specifici segnali che richiedono ulteriori e cogenti approfondimenti». Avevamo ragione noi. Purtroppo avevamo ragione noi. Ne prendano atto coloro che negando o ridimensionando il dramma della 'Terra dei fuochi' hanno contribuito a creare confusione e a rallentare la soluzione. Anche per i loro figli abbiamo sofferto e lavorato. Possiamo cantare vittoria? Assolutamente no. In questa storia vergognosa, triste e dolorosissima abbiamo perso tutti. Lo Stato innanzitutto. Adesso si faccia sul serio. E con urgenza. Si dia, magari, una medaglia d’oro al valor civile alle meravigliose 'mamme delle cartoline' e si lavori - alacremente, onestamente - per impedire che nella 'Terra dei fuochi' si continuino a mietere vittime.