mercoledì 23 maggio 2012
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Sarà anche vero, come affermano i radicali, che la partita della fecondazione eterologa resta aperta, almeno formalmente. Ma adesso non è più consentito a nessuno di nascondere o truccare le carte. La Consulta ha parlato chiaro: chi vuole legalizzare il figlio creato con gameti estranei alla coppia deve fare i conti con la sentenza definitiva della Corte europea, per la quale vietare questa pratica è assolutamente lecito. Strasburgo aveva bocciato il divieto previsto dalla legge austriaca, per poi ribaltare il giudizio. E se il primo pronunciamento era stato accolto trionfalmente dal fronte favorevole al figlio con tre (o quattro) genitori, il secondo – quello che conta – era stato letteralmente censurato da chi vorrebbe disporre a piacimento della vita umana. Come se non ci fosse stato, anche mediaticamente. Ma ora la Corte Costituzionale impone, con ferma eleganza, ai fautori della provetta senza regole di leggere la nuova sentenza europea, logorando ogni possibile appiglio per la loro battaglia. E come ovvio lascia intatti i punti fermi della legge. Ai dati di fatto non si sfugge: il desiderio di un figlio è una questione troppo seria (e talora drammatica) perché lo si trasformi nel pretesto per affermare presunti diritti, cioè le pretese del più forte (l’adulto che desidera) sul piccolo e senza voce (il figlio desiderato). Quanto ancora ci vorrà per convincersi che i veri diritti sono altri?
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