martedì 23 novembre 2010
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È un vero e proprio «appello», quello che rilancia l’Usigrai a Fabio Fazio e a Roberto Saviano, attraverso le parole, chiare, di Carlo Verna, segretario del sindacato dei giornalisti della tivù di Stato: «Un appello a chi fa una bella trasmissione, fortunata negli ascolti, perché spinga sull’acceleratore di un pluralismo reale», che lunedì scorso «è mancato».La situazione è grave: a "Vieni via con me" ha avuto culmine un crescendo di faziosità, per la quale parlare di "fine vita" significa dare spazio solo a chi è favore dell’eutanasia. Cosa ne pensa il segretario Usigrai?Che bisogna sempre garantire il pluralismo. Già Fazio fa una trasmissione che può avvalersi dei migliori professionisti, poi proprio la sua capacità di catturare tantissimi spettatori ne accresce le responsabilità.E sinora non è andata così...Infatti. E mi chiedo: è possibile che uno debba essere membro del governo o minacciare querele per ottenere diritto di replica? Non dovrebbe invece bastare semplicemente dire, in maniera garbata, "ci sono punti di vista diversi sull’eutanasia" per avere diritto a esprimerlo?Anche perché Saviano ha raccontato assai bene la storia dell’amore fra Pier Giorgio e Mina Welby, è stato quasi poetico e molto efficace...Ma proprio per questo dopo di lui non poteva andare in video un sacerdote la cui posizione è assolutamente minoritaria rispetto al sentire cattolico. Proprio per questo c’era il dovere di sentire qualcuno che invece rappresentasse quest’ultima.Il punto infatti non è sulle opinioni, ma sulla possibilità di esprimerle tutte. E contro all’eutanasia non ci sono solo i cattolici, ma anche tanti laici.Non voglio entrare nel merito della questione. Dico solo che chi vive malattie gravi, o sta accanto a malati, e la pensa diversamente sull’eutanasia ha diritto di parola.Ma continua a non succedere. Per questo sale la protesta davanti a certa televisione. Per di più «pubblica».Quando il ministro Maroni ha fatto notare quanto era successo nella trasmissione di Fazio, ho ritenuto giusto che gli fosse data la possibilità di replicare. Ma ammetto che quel che mi aveva fatto sobbalzare dal punto di vista del pluralismo era stato il modo con cui si era affrontata la questione del «fine vita»: all’insegna di un finto pluralismo, di un pluralismo ingannevole. Pensieri a senso unico, sacerdote compreso.Come se ne esce?Ad esempio, il "lodo Maroni" mi sembra una cosa di civiltà. C’è una trasmissione che dà voce a una sola posizione su un tema cruciale? È in quello stesso ambito che bisogna dare voce a tutti. Certo è che vorrei capire ora come possa concludersi questa storia, senza sentire una famiglia che ha un proprio caro in stato vegetativo o una voce della Chiesa diversa da quella di don Gallo.Intanto si è però costretti alle a chiedere giorno dopo giorno e a mezzo stampa proprio questo... "minimo sindacale" di pluralismo.Devo dire che il vostro direttore e voi di Avvenire siete stati molto efficaci. Tarquinio ha fatto questa richiesta con tale garbo e fondatezza che penso non si possa non darle seguito.Eppure è stata dura perforare il muro del silenzio. Solo il Tg2 ha dato spazio al nostro appello a «lasciar parlare» i malati e le famiglie che hanno in casa una persona in stato vegetativo o colpita da una gravissima disabilità.Proprio la nostra sensibilità di operatori del servizio pubblico dovrebbe essere tale da non farle neanche sollecitare, queste richieste. Dopo di che da giornalista e da spettatore devo dire che quanto Tarquinio ha scritto, e ha detto al Tg2, non puoi non ascoltarlo né puoi far finta di non averlo sentito.Quindi?Mi auguro che prima che finisca il ciclo di trasmissioni di Fazio sia ristabilito il pluralismo, un valore fondante del servizio pubblico. La puntata di lunedì scorso l’ho vista, e ho colto il vulnus.C’è da sperare allora che Fazio cambi registro?Faccio appello a chi fa una bella trasmissione, fortunata negli ascolti, che in qualche modo ha usufruito anche di un buon clima antimafia. Proprio per tutte queste sue caratteristiche sappia sublimare la sua positività e spinga sull’acceleratore: dia voce alla voce che è mancata.
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