Sulle unioni civili la discussione al Senato va avanti di notte in Commissione Giustizia dove è ripresa la discussione dopo due settimane di stop in attesa del parere sui costi del provvedimento, giunto ieri sera. Chiusi i lavori d’aula, la commissione Bilancio era tornata a riunirsi a tarda sera e aveva dato parere favorevole alla relazione del ministero dell’Economia poco dopo le 21. Cosicché in tutta fretta i componenti della commissione Giustizia sono stati richiamati in servizio nottetempo dal presidente Nitto Palma (Fi) e riconvocati per le 21.30 per iniziare la trattazione del provvedimento in sospeso per l’assenza del parere sugli oneri relativi all’erogazione delle pensioni di reversibilità ai partner superstiti. Per dare l’idea dell’accelerazione impressa, era stata persino sospesa la riunione della giunta per le Immunità, convocata alle 20.30, che teneva impegnati alcuni senatori della Giustizia, per permettere alla commissione di riunirsi validamente. Alla Bilancio il sì alla relazione sui costi delle unioni civili è arrivato da Pd, M5S, Sel. Contrarie Fi e Lega, mentre Ap si è divisa: favorevoli Antonio Azzollini - che aveva appena incassato il no al suo arresto - e Federica Chiavaroli; contrario invece Maurizio Sacconi. «Le regole di contabilità pubblica - motiva il suo no l’ex ministro del Lavoro - avrebbero richiesto una valutazione a regime dell’incremento della spesa previdenziale e sociale con l’estensione alle coppie omosessuali delle provvidenze ora riservate al matrimonio. Si sottovaluta - lamenta - la maggiore spesa in un modello sociale già faticosamente sostenibile facendo riferimento alla giovane età dei nuovi beneficiari, ma uno studio serio dovrebbe guardare oltre i dieci anni». La relazione, infatti, parla di oneri per soli 3,7 milioni nel 2016, che diventerebbero 22,7 milioni nel 2025. Il tutto in base a una platea ipotizzata di circa 30mila partner delle unioni civili che il Mef ha immaginato in proiezione con quanto accaduto in Germania. Dal canto suo Chiavaroli motiva il suo voto favorevole sul piano tecnico: «Con la bollinatura da parte della Ragionieria dello Stato il nostro compito, come commissione, di aver sollevato il tema dell’onerosità del provvedimento può dirsi adempiuto. Ora, come partito, proseguiremo nella commissione di merito la nostra battaglia per cambiare il testo». Via quindi alla maratona notturna in commissione Giustizia, con circa 1.500 emendamenti da esaminare e soprattutto una premessa (una volta accolto l’emendamento del Pd dell’«istituto giuridico originario ») che va ora uniformata al resto del testo: il ddl Cirinnà ora rappresenta in pratica un continuo rimando all’istituto del matrimonio. Il che rende difficile un approdo in aula prima della pausa delle ferie: ieri notte la discussione si è protratta fino alle 23 giungendo al voto negativo di soli 3 ordini del giorno. Da registrare, intanto l’outing del ministro Maria Elena Boschi che, sia pur garante della mediazione sulle unioni civili, confessa, sul piano personale: «Io sarei favorevole al matrimonio». Per il ministro delle Riforme, sulle adozioni, «va bene il modello tedesco, e la possibilità di adottare all’interno della coppia i figli nati da precedenti unioni, rappresenta un buon punto di partenza».