sabato 10 ottobre 2015
​Cresce il gruppo dei senatori Pd decisi a cambiare in Aula il ddl Cirinnà. Il nodo adozioni e la road map nel vertice di lunedì tra Renzi e Alfano.
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Sulle unioni civili cresce il fronte contrario alle adozioni e la consapevolezza che sia necessario un supplemento di riflessione per una soluzione condivisa. Due sono le ipotesi che arriveranno sul tavolo lunedì mattina nel vertice di Palazzo Chigi fra il premier Matteo Renzi e il leader di Ncd Angelino Alfano (allargato ai capigruppo Luigi Zanda e Renato Schifani). Proseguire la discussione in Commissione sul vecchio testo Cirinnà rinviando l’approdo in aula di qualche mese (dopo la sessione di bilancio) o incardinare in aula le unioni civili già mercoledì 14, senza testo base e senza relatore, esautorando di fatto la Commissione dove i lavori vanno a rilento.  A sostegno della prima ipotesi Alfano porterà la disponibilità del suo partito a mutare atteggiamento in Commissione (rinunciando a gran parte degli emendamenti, quindi all’ostruzionismo strisciante fin qui adottato) offrendo tempi certi alla chiusura della discussione e al conseguente approdo in aula in cambio di una ri-calibratura da effettuare sui punti divisivi: la reversibilità delle pensioni ma soprattutto le adozioni, con lo scivolamento verso l’utero in affitto che nasconde l’attuale soluzione prevista della stepchild adoption. Tuttavia i rumors di Palazzo Madama, nel Pd, tornano a ritenere più probabile la seconda soluzione. Perché da un lato l’accantonamento del ddl Cirinnà (al di là della grave forzatura che comporterebbe l’approdo immediato di un nuovo testo del Pd by-passando del tutto la Commissione) potrebbe riaprire i giochi in aula, a beneficio di tutti i contendenti. E dall’altro cresce l’esigenza, per il Pd, di fronteggiare la campagna mediatica che M5S annuncia, sulle unioni civili. L’approdo in aula sarebbe, in pratica, poco più di una provvisoria bandierina piantata dal Pd, per evitare che i grillini possano dire, come già si preparano a fare, che per approvare in tutta fretta la leggina sul finanziamento ai partiti (legge che andrà all’esame dell’aula mercoledì prossimo) ci si sia dimenticati degli impegni sulle unioni civili. In ogni caso l’esame nel merito del provvedimento slitterebbe a dopo la sessione di bilancio, presumibilmente a gennaio, e ci sarebbe nel frattempo modo di entrare nel merito dei nodi divisivi. «È il momento di sotterrare le asce di guerra e mettere in campo le vere intenzioni - stringe i tempi il capogruppo del Pd in Commissione Giuseppe Lumia -. La nostra è quella di procedere, e di farlo con il nuovo testo che abbiamo presentato». La riunione della Commissione Giustizia è fissata per lunedì pomeriggio, per recepire il nuovo testo del Pd formalizzato dalla Cirinnà, ma anche quello antiadozioni del forzista Lucio Malan cui dovrebbe aggiungersene uno ulteriore di Giacomo Caliendo, altro senatore di Forza Italia. Che intanto, con Maurizio Gasparri, promette battaglia se il Pd sceglierà di andare in aula già mercoledì. Sarà comunque, martedì, la conferenza dei capigruppo a decidere quale dovrà essere l’iter da seguire (se andare in aula o proseguire i lavori in commissione) alla luce delle scelte maturate nel frattempo fra Pd e Ap nel vertice di Palazzo Chigi di lunedì.  Sui contenuti però la strada è ancora in salita. Micaela Campana, responsabile diritti del Pd continua a indicare l’«accesso alla genitoria- lità» e la reversibilità della pensione come «temi non negoziabili». «Vedo molti segnali che propendono per un serio approfondimento del tema delle adozioni», dice però Emma Fattorini, del Pd, intestataria di un progetto che fa capo a una trentina di senatori che propone, per il figlio del partner, la soluzione dell’affido. Soluzione che però non piace ad Ap. Una «ipocrisia », per Maurizio Sacconi, che porterebbe allo stesso esito, si dice certo, per intervento della magistratura. «Affido o adozione il problema resta», concorda Carlo Giovanardi. Ed Eugenia Roccella, di Ap, invita il Pd, in alternativa, a prendere in esame le proposte di Ncd per rafforzare il divieto all’utero in affitto.
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