Papa Francesco lancia un nuovo appello e chiede preghiere per Alfie Evans e Vincent Lambert, al termine dell'udienza: "Vorrei ribadire e confermare che l'unico padrone della vita dall'inizio alla fine è Dio, è nostro dovere e fare di tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo perché sia rispettata la vita di tutte le persone".
Già domenica scorsa, dopo la preghiera del Regina Coeli, il Papa aveva chiesto di pregare per Alfie e per Vincent Lambert "che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari. "Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse", aveva sottolineato, richiamando poi la necessità del "rispetto per la vita. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l'apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari".
L'incontro a Roma tra il Papa e il padre di Alfie
Prima dell'udienza generale papa Francesco aveva incontrato privatamente Thomas Evans, giunto a Roma appositamente. Il giovane sta cercando di evitare che venga eseguita la sentenza di una Corte d Londra, secondo la quale devono essere staccati i supporti che tengono in vita il piccolo di 23 mesi, affetto da una malattia degenerativa ancora non diagnosticata a esito letale. Alfie è ricoverato nell'ospedale pediatrico di Liverpool e i suoi genitori, Tom e Kate, rispettivamente 21 e 20 anni, si oppongono disperatamente all'esecuzione della sentenza.
L'ospedale Bambino Gesù di Roma si è più volte detto disponibile ad accogliere il bambino per assisterlo e accompagnarlo alla sua morte naturale.
È stato il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, a chiedere al Papa la possibilità di un colloquio con il papà di Alfie. "L'incontro è stato deciso ieri mattina, dopo che mi era arrivata una richiesta da Liverpool. Nel giro di 20 minuti il Santo Padre ha espresso tutto il suo desiderio di poter incontrare Thomas", ha racconta il vescovo a Vatican News. "Questo incontro è durato 20 minuti ed è stato un incontro, mi sembra di poter dire, di grande commozione". Il Papa, ha spiegato, «era partecipe di quello che stava raccontando il papà di Alfie e a un certo punto ha detto: 'Io la ammiro per il coraggio che lei ha, è così giovane ma ha il coraggio di difendere la vita di suo figlio". E addirittura a un certo punto ha detto che il coraggio di questo padre è simile all'amore che Dio ha nei confronti dell'uomo che non si rassegna a perderci. E penso che quello sia stato il momento più commovente".
Thomas Evans, "ha raccontato il suo dolore, perché era questo il desiderio che lui aveva, condividere con il Santo Padre il suo dolore e poi ha spiegato che cosa sta subendo da parte dell'ospedale che dovrebbe avere in cura Alfie, che non permette
alla famiglia di poterlo far curare in un ospedale diverso. E soprattutto ha riportato al Santo Padre cose che naturalmente il Santo Padre già conosceva, quello che dicono i giudici e cioè che la vita di questo bambino è assolutamente inutile. Thomas invece ha voluto ribadire che Alfie è figlio di Dio e proprio perché è figlio di Dio ha diritto, dal momento che è Dio che gli ha dato la vita, a far sì che sia Dio a togliergliela quando Dio ritiene che sia giunto il momento. E proprio per questo lui combatte, è pronto a combattere fino alla fine".
Per monsignor Cavina, "da questo incontro scaturisce che il Santo Padre mi ha incaricato di mantenere i rapporti con la Segreteria di Stato perché il Bambino Gesù faccia tutto il possibile per potere accogliere Alfie nella propria struttura sanitaria. E quindi è quello che stiamo cercando di fare in questo momento. Poi è chiaro che ci sono grosse difficoltà da un punto di vista legislativo e giuridico: vediamo quindi se è possibile superarle".
Il papà di Alfie "è uscito molto rincuorato. Al termine dell'incontro, quando siamo rimasti soli, era molto commosso e diceva: 'Non ci credo! Non ci credo a quello che il Santo Padre mi ha detto!', proprio per la commozione, per l'emozione che ha vissuto. Per arrivare oggi hanno fatto un viaggio assurdo: sono dovuti andare ad Atene e poi da Atene a Roma: quindi hanno praticamente viaggiato tutta la notte, anche profondamente stanchi da un punto di vista fisico". "Per quel che penso io, non tutto è risolto. Bisogna dire così, perché, se non riusciamo a trovare una disponibilità da parte dei giudici e degli ospedali inglesi, tutto diventerà molto più difficile, e tutto corre il rischio di rimanere in un impasse come quello in cui ci troviamo adesso. Bisogna continuare a pregare", conclude.
Alfano parla con il suo omologo inglese Johnson
Da parte sua, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano incontrando il suo omologo inglese Boris Johnson, ha auspicato che "sia accolto" questo desiderio dei genitori di Alfie, pur ricordando che "Alfie è un cittadino del Regno Unito e l'Italia rispetta le decisioni prese nella cornice della giurisdizione nazionale britannica" e che "il sistema sanitario nazionale britannico e gli standard medici sono tra i più alti del mondo".