sabato 25 giugno 2022
Paglia (Pontificia Accademia per la Vita): importante riaprire un dibattito non ideologico. Dalle associazioni italiane l'appello a discutere sui diritti
I due fronti, quello dei favorevoli e dei contrari all'aborto, si sono ritrovati davanti alla Corte Suprema a Washington

I due fronti, quello dei favorevoli e dei contrari all'aborto, si sono ritrovati davanti alla Corte Suprema a Washington - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

«Di fronte a una società occidentale che sta perdendo la passione per la vita, questo atto è un forte invito a riflettere insieme sul tema serio e urgente della generatività umana e delle condizioni che la rendono possibile; scegliendo la vita, è in gioco la nostra responsabilità per il futuro dell’umanità». È una mano tesa a chi vuole riflettere apertamente sul verdetto della Corte Suprema senza contrapposizioni preconcette quello che lancia l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

Parole a suggello di una dichiarazione con la quale l’organismo vaticano nella sostanza invita a mettere da parte i toni polemici di ogni fazione e a considerare cosa ci sta dicendo l’America con la coraggiosa revisione di un caposaldo del suo ordinamento: «Il fatto che un grande Paese con una lunga tradizione democratica abbia cambiato la sua posizione sfida anche il mondo intero – si legge nella nota, che richiama le parole dei vescovi americani sulla necessità ora di un "dialogo civile" –. Non è giusto che il problema venga accantonato senza un’adeguata considerazione complessiva. La protezione e la difesa della vita umana non è una questione che può rimanere confinata nell’esercizio dei diritti individuali» perché ha «un ampio significato sociale. Dopo 50 anni, è importante riaprire un dibattito non ideologico sul posto che ha la tutela della vita in una società civile, per chiedersi che tipo di convivenza e di società vogliamo costruire». Per l’Accademia è tempo di «sviluppare scelte politiche che promuovano condizioni di esistenza a favore della vita senza cadere in posizioni ideologiche aprioristiche». E per farlo occorre allargare lo sguardo impegnandosi per «assicurare un’adeguata educazione sessuale, garantire un’assistenza sanitaria accessibile a tutti e predisporre misure legislative a tutela della famiglia e della maternità, superando le disuguaglianze esistenti». Serve anche «una solida assistenza alle madri, alle coppie e al nascituro che coinvolga tutta la comunità, favorendo la possibilità per le madri in difficoltà di portare avanti la gravidanza e di affidare il bambino a chi può garantirne la crescita».

Una posizione che cerca di creare un terreno di incontro anche con quanti vivono il rovesciamento della sentenza del 1973 come una sconfitta, con parole anche molto dure, di là e di qua dall’Oceano. Significativo che nell’associazionismo italiano per la vita i toni prevalenti, certo soddisfatti, evitino però toni trionfalistici e divisivi. Di «segnale che qualcosa inizia a cambiare», con «la politica» che comincia «a riconoscere il concepito come essere umano», parla Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la Vita italiano. Il verdetto di Washington dice che «gli Stati Uniti, la più grande democrazia del mondo, hanno rivolto lo sguardo ai loro cittadini più piccoli riconoscendone il diritto alla vita», uno «stimolo a fare la nostra parte, anche attraverso il messaggio di solidarietà che portiamo ogni giorno con i nostri Movimenti e Centri di aiuto alla vita». Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita, da giurista sottolinea il «forte impatto culturale» di una decisione che «indica come le scelte del diritto, quando non hanno profonde radici nella società, prima o poi possono recidersi». Il «diritto costituzionale all’aborto sembrava apparentemente indiscutibile» ma «evidentemente non attingeva pienamente all’humus umano e culturale di un popolo. Quanto una legge si fonda sulla prevalenza della posizione esistenziale dell’adulto sul soggetto umano più debole» si crea uno «sbilanciamento» che «mette inevitabilmente in crisi le coscienze, e con esse il diritto e le leggi che ne sono espressione». «È stato riconosciuto un diritto fondamentale, quello di nascere – è l’opinione di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII –. È stata tutelata la parte più debole: i bambini ignari della sorte cui vanno incontro. Molte creature adesso potranno godere del diritto alla vita».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: