L'esterno della azienda tessile dove lavorava Luana, l'operaia morta dopo essere finita dentro l'ingranaggio dell'orditoio, la macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che costituisce la trama del tessuto - Ansa
Il sorriso di Luana D’Orazio era radioso, pieno di vita e si è spento per sempre lunedì mattina, imprigionato da un orditoio. Aveva 22 anni, questa giovane mamma. Un'altra vita spezzata in un luogo di lavoro. Dalle prime testimonianze raccolte sembra che nessuno si sia accorto di nulla: nessuno sembra aver udito grida, fino a quando il collega più vicino si è girato e ha notato che Luana alla sua postazione non c’era più, imprigionata e uccisa dal macchinario al quale stava lavorando.
La Procura di Prato, ricevuti gli atti dei carabinieri e dei tecnici del dipartimento di prevenzione dell’Asl, dovrà ricostruire quello che è successo e accertare eventuali responsabilità. Il macchinario dove è rimasta intrappolata la giovane è stato sequestrato e verrà confrontato con uno simile per cercare di capire se qualcosa non ha funzionato nei dispositivi di sicurezza e soprattutto perché. Sul corpo della giovane è stata disposta l’autopsia.
Gli inquirenti ieri hanno ascoltato alcuni colleghi della giovane, per comprendere meglio cosa è accaduto davvero dentro la fabbrica e se siano state notate eventuali anomalie. «Siamo al lavoro per capire se e cosa non abbia funzionato nel macchinario, compresa la fotocellula di sicurezza – ha spiegato il procuratore capo di Prato, Giuseppe Nicolosi –. Abbiamo ricevuto i rilievi e nelle prossime ore nomineremo dei periti per gli accertamenti tecnici sui documenti raccolti dalla polizia giudiziaria».
Luana viveva ad Agliana, in provincia di Pistoia, con i genitori e il figlio di 5 anni. Da un paio di anni lavorava nell’orditura di Oste che, ironia della sorte, si chiamava proprio come lei: Orditura Luana. A 17 anni era diventata mamma di Donatello, che con tutto l’amore che i bimbi sanno dare chiamava Luana «la mia mamma splendida».
La sua morte prematura ha sconvolto la comunità di Le Querci, la frazione dove Luana viveva, quella di Montemurlo. Proprio l’amministrazione comunale, attraverso il Comitato Montemurlo Solidale e tutte le associazioni del territorio, ha dato il via ad una raccolta fondi in memoria della ragazza per sostenere la famiglia e il suo bimbo.
Nel distretto tessile tra Prato e Pistoia a morire di lavoro nel 2021 sono già stati due operai giovanissimi. Prima di Luana a febbraio era toccato a Sabri Jaballah, schiacciato da una macchina apri-balle nella ditta tessile dove lavorava. È successo a Montale, Comune che confina con Montemurlo. Pochi chilometri di distanza ma storie e destini tragici simili. Anche Sabri stava per compiere 23 anni, ma a quel traguardo come Luana non è mai arrivato.
«Luana era contenta del suo lavoro, le piaceva, si applicava perché voleva costruirsi un futuro e amava il suo bambino – l’ha ricordata la mamma, Emma Marrazzo –. Ha solo 5 anni ma è molto intelligente. Non gli faremo mancare nulla, certo gli mancherà l’essenziale, che è la figura della mamma. Gli diremo che è andata in cielo a completare il giardino delle belle stelle brillanti . Da ieri non mi chiede quando torna la mamma da lavoro, forse qualcosa ha capito».