Una manifestazione pro-life davanti alla Corte Suprema Usa - Reuters
La Corte Suprema Usa, con un pronunciamento storico, ha revocato la sentenza Roe vs Wade del 1973 che aveva legalizzato l'aborto. La decisione lascia liberi gli Stati di vietare l'interruzione di gravidanza. "La Costituzione non conferisce il diritto all'aborto" si legge nella sentenza, che ribadisce che "l'autorità di regolare l'aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti". La decisione è stata presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari: i tre giudici liberal Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan hanno votato contro.
il presidente Joe Biden è intervenuto con un discorso alla nazione definendo la sentenza "un tragico errore" frutto di una "ideologia estrema". E ha lanciato un appello a Capitol Hill perché trasformi in legge federale la sentenza Roe vs Wade. Ammettendo però che al Congresso non ci sono i numeri per farlo, ha invitato gli elettori a mobilitarsi al voto di novembre per eleggere rappresentanti democratici. "Ci saranno conseguenze reali e immediate" ha aggiunto, osservando che in alcuni Stati entreranno in vigore immediatamente leggi che vietano l'aborto. "Se una donna vive in uno Stato che vieta l'aborto, la sentenza della Corte Suprema non le vieta di recarsi in uno Stato che lo permette. E non vieta ai medici di questo stato di assisterla" ha aggiunto.
L’intenzione della maggioranza dei giudici della Corte Suprema nell’annullare i due precedenti sui quali si è basata per 49 anni la legalità dell’aborto negli Usa è di far tornare la questione al processo politico e legislativo. Per ora, in assenza di una legge del Congresso che regoli l’aborto a livello federale, significherà che ogni Stato potrà decidere se consentire gli aborti, se vietarli sempre o in alcune circostanze. Questo avrà un effetto immediato sulla quantità delle interruzioni di gravidanza in quegli Stati che decideranno di intervenire, probabilmente meno a livello nazionale. Già negli ultimi anni, infatti, le restrizioni alla procedura — limitate finora alle tecniche per svolgerla, al suo finanziamento pubblico o meno, al tempo che una donna deve aspettare prima di abortire, o al consenso dei genitori nel caso di minori — sono state chiaramente proporzionali a una riduzione degli aborti, ma solo localmente. A livello nazionale, infatti, gli aborti sono aumentati notevolmente dal 2017 al 2020.
Quanto agli effetti legali della nuova sentenza — destinata a rimanere nota come “Dobbs” e ad essere analizzata e citata per decenni —, questi potrebbero estendersi al di là dell’aborto. Nel firmare l’opinione della maggioranza, Samuel Alito ha sostenuto che si applica solo all’interruzione di gravidanza. Ma molto esperti si chiedono se il suo ragionamento posa essere esteso ad altre decisioni della Corte Suprema, rimettendole in questione. Ad esempio, il diritto all'acquisto e all'uso di qualsiasi tipo di contraccettivo è protetto negli Usa solo da una sentenza della Corte del 1965. Anch'esso non è un diritto esplicito nel testo della Costituzione o storicamente tutelato. È possibile che, ora che il precedente Roe vs Wade è stato annullato, alcuni Stati approvino rapidamente leggi che vietano i tipi di contraccettivi che agiscono dopo il concepimento.
E nel 2015 la Corte ha sancito il diritto costituzionale al matrimonio senza alcun limite, dichiarando incostituzionali le leggi che vietavano il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Neanche questo diritto si trova nel testo della Costituzione, nel suo significato originario o nella giurisprudenza tradizionale e potrebbe essere dichiarato inesistente.
Parimenti, la Corte ha sancito il diritto dei genitori a controllare l'educazione dei propri figli, il diritto di adulti competenti a rifiutare le cure mediche e il diritto di adulti consenzienti ad avere attività sessuali con persone dello stesso sesso. Potrebbero anche questi essere riesaminati alla luce dell'approccio più rigoroso della Corte al concetto di “diritti costituzionali”? Gli esperti costituzionali si interrogano e sperano in interventi legislativi clarificatori da parte del Congresso.