“Con riferimento alla
nota datata 16 luglio 2014 con la quale S. V. ha comunicato di avere disposto
che i delegati alle funzioni di stato civile provvedano a trascrivere i
matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero, si chiede di
procedere alla revoca della disposizione atteso che il nostro ordinamento non
ammette tale trascrizione”. Il prefetto di
Bologna, Ennio Mario Sodano, ha indirizzato venerdì queste poche ma
inequivocabili righe al sindaco di Bologna, Virginio Merola.Le nozze gay
contratte all'estero, questo il succo della lettera protocollata questa
mattina, non si possono registrare. E il documento dice anche di più: il
registro comunale delle suddette coppie è un atto nullo, che va revocato. Eppure questa mattina il primo cittadino, proprio nel giorno
in cui si è dato il via alle trascrizioni, ha ribadito la sua volontà di non
tenere conto di quanto messo nero su bianco dal prefetto. ”Io vado avanti - ha detto Merola - anche se la
procedura di trascrizione non ha effetti legali, ma simbolici, perché si tratta
di una battaglia di civiltà e l’atto può essere utile in caso di revoca, per
chi si è registrato, per ricorrere alla magistratura”.
La consigliera Ncd Valentina Castaldini, presidente della
commissione Affari istituzionali, ha accusato il sindaco di “abusare del suo potere”.
Castaldini aveva presentato il 24 luglio un esposto allo stesso Sodano e al
ministro degli Interni Angelino Alfano per contestare la decisione del primo
cittadino Pd.
La posizione della diocesi
Lo scorso aprile, in un editoriale dal titolo "Perché non posso tacere", il cardinale Carlo Caffarra aveva scritto su Bologna Sette che «si sta gradualmente introducendo nella nostra convivenza una visione dell'uomo che erode e devasta i fondamentali della persona umana come tale. Non è di condotte ciò di cui stiamo discutendo. È la persona umana come tale che è in pericolo, poiché si stanno ridefinendo artificialmente i vissuti umani fondamentali: il rapporto uomo- donna; la maternità e la paternità; la dignità e i diritti del bambino». Il cardinale aveva aggiunto: «Sono in questione le relazioni fondamentali che strutturano la persona umana».
. Il prefetto di Bologna, Ennio Mario Sodano, ha indirizzato venerdì queste poche ma inequivocabili righe al sindaco di Bologna, Virginio Merola.Le nozze gay contratte all'estero, questo il succo della lettera protocollata questa mattina, non si possono registrare. E il documento dice anche di più: il registro comunale delle suddette coppie è un atto nullo, che va revocato.
Eppure questa mattina il primo cittadino, proprio nel giorno in cui si è dato il via alle trascrizioni, ha ribadito la sua volontà di non tenere conto di quanto messo nero su bianco dal prefetto. .
La consigliera Ncd Valentina Castaldini, presidente della commissione Affari istituzionali, ha accusato il sindaco di . Castaldini aveva presentato il 24 luglio un esposto allo stesso Sodano e al ministro degli Interni Angelino Alfano per contestare la decisione del primo cittadino Pd.
Presa di posizione ribadita sempre su Bologna Sette il 14 luglio da Filippo Savarese, in un articolo dal titolo "La scelta infelice del sindaco Merola": la delibera sulla trascrizione dei matrimoni gay merita "la più ferma e risoluta opposizione di chi vuole preservare i diritti della famiglia, e con essi, il bene comune". L'editoriale ricordava che la decisione ha effetti pratici "pressoché nulli", ma che gli effetti simbolici "sono, anzi mirano ad essere, decisamente drastici, incisivi e senza dubbio deleteri". Nel dibattito in atto si rivendica, per il settimanale, "'il diritto al matrimonio come il diritto di ogni individuo di veder pubblicamente riconosciuto qualsiasi tipo di legale sentimentale o lato sensu familiare che lo lega ad altre persone: oggi si chiede di rimuovere il requisito della diversità sessuale, domani si chiederà di rimuovere, ampliandolo, quello del numero dei coniugi". Ma il senso del matrimonio non ha nulla a che vedere col riconoscimento dei "diritti sentimentali". "Annacquare e alterare il matrimonio significa manomettere l'intero sistema di protezione e promozione della famiglia", prosegue l'editoriale, e "smettere di riconoscere nell'unione tra uomo e donna il paradigma della intera esperienza umana è il sintomo di una depressione culturale gravemente autolesionista, che non ha assolutamente nulla a che vedere con il pur dovuto rispetto delle scelte di vita delle persone, dei loro affetti e dei loro sentimenti".