martedì 22 marzo 2011
L'assemblea nazionale del Movimento per la Vita: «Dopo il caso Englaro chiudera la falla eutanasica». L'appello con la richiesta che le Dichiarazioni anticipate di trattamento non possano essere firmate dai rappresentanti di persone incapaci.
COMMENTA E CONDIVIDI
Una «rapida approvazione» della proposta di legge sul fine vita in discussione alla Camera, mantenendo «il suo impianto fondato sull’affermazione della indisponibilità della vita umana». È quanto chiede un documento approvato dall’assemblea nazionale del Movimento per la vita (Mpv) riunita a Firenze sabato e domenica scorsi. Sono intervenuti anche l’arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, e i presidenti del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, dell’associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII", Giovanni Ramonda, di "Difendere la vita con Maria", don Maurizio Gagliardini. Infatti da queste personalità, nel corso della assemblea nazionale, è stata animata una tavola rotonda su Giovanni Paolo II, aprendo di fatto le celebrazioni per la prossima beatificazione. Secondo l’Mpv, la legge sul fine vita è «indispensabile» per «rimediare alla falla creata nell’ordinamento giuridico italiano dagli interventi della magistratura sul caso Eluana» che hanno di fatto indotto una deriva eutanasica. Tendenza, che secondo il Movimento, in seguito a quella tragica vicenda, è già «presente nei presidi sanitari», ma che «prenderebbe grande vigore se le forze che affermano un preteso diritto alla morte» ottenessero lo scopo di impedire l’approvazione della legge in esame a Montecitorio. L’organizzazione guidata da Carlo Casini auspica che se «non risultasse possibile approvare immediatamente il testo adottato dal Senato, completando così l’iter legislativo, si introduca un importante miglioramento del testo sopprimendo all’articolo 2 la facoltà di sottoscrivere le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) anche da parte dei rappresentanti degli incapaci». Una norma, si sottolinea, «contrastante con il carattere personalissimo delle Dat, espressamente indicato all’articolo 3» e «in contraddizione con la logica del dialogo medico-paziente». L’Mpv chiede poi che nell’impianto fondamentale della legge sia mantenuto «l’esplicito richiamo alla persistenza vigenza dei delitti previsti di omicidio del consenziente e istigazione/aiuto al suicidio». Si sollecita inoltre «una corretta interpretazione» dell’articolo 32 della Costituzione, «la cui primaria garanzia riguarda il diritto alla salute dei cittadini mentre il necessario consenso alle cure da parte del paziente è espressione di un’alleanza terapeutica» che suppone un dialogo possibile soltanto quando questi «è in piena capacità di intendere e di volere». Il documento ribadisce «l’impossibilità di inserire nelle Dat una richiesta di non erogare o di sospendere le cure salvavita». In questo senso alimentazione e idratazione devono essere considerate «mezzi di sostegno vitale». Necessaria anche «la distinzione tra abbandono terapeutico (vietato) e accanimento terapeutico (da sempre riprovevole)». Indispensabile inoltre garantire al medico «la libera valutazione in scienza e coscienza» delle dichiarazioni, «prese in considerazione in quanto strumento per prolungare il colloquio medico-paziente nel quadro dell’alleanza terapeutica». Da Firenze inoltre il Movimento lancia un appello «a svolgere un’azione unitaria e coordinata» per ottenere il raggiungimento di questi obiettivi. Il messaggio è destinato a «tutte le forze che riconoscono il valore indistruttibile della dignità umana come inerente al semplice fatto del vivere dal concepimento alla morte naturale».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: