Si infittisce e si ingarbuglia sempre più, il caso del test di “matematica gender” ideato dall’Università di Manchester, finanziato con 183.454,80 euro di fondi europei e diffuso anche nelle scuole superiori italiane. Nelle scorse settimane, ai dirigenti scolastici era arrivata via mail la “proposta di partecipazione” da parte della professoressa Clelia Cascella. Per contattare le scuole, la docente, ideatrice del progetto insieme al professor Julian Williams dell’Università di Manchester, aveva utilizzato l’indirizzo mail dell’Università La Sapienza di Roma, qualificandosi anche come professore a contratto di Matematica per le Scienze sociali dell’ateneo capitolino. Che ora, dopo il clamore suscitato dalla diffusione della notizia, smentisce qualsiasi coinvolgimento nel progetto.
«Sapienza – si legge in una nota – non è coinvolta in alcun modo nel progetto denominato EU Project 752874 - acronimo GE.GAP-EDU, né attraverso proprie strutture né attraverso propri docenti. La persona citata in relazione ai fatti descritti ha avuto una collaborazione tramite un affidamento in convenzione nel 2014, attualmente non più in essere. Riteniamo che la proposta di diffusione del questionario presso le scuole sia avvenuta a suo titolo personale. L’ateneo sta attivando le procedure del caso, a tutela del proprio ruolo formativo e reputazione istituzionale».
Una presa di distanza in piena regola, che però arriva quando già decine di istituti superiori hanno aderito alla discutibile iniziativa, che a nozioni di matematica mischia domande su omosessualità e aborto. Questioni delicatissime, da maneggiare con grande cura, sbattute in faccia, senza preavviso (e senza il consenso dei genitori), a studenti ancora adolescenti. La stessa Cascella, infatti, nella sua mail di invito alle scuole, precisava che il questionario era riservato agli alunni di seconda superiore.
Sollecitata a dare spiegazioni circa la smentita della Sapienza, la docente ha risposto di non aver «modo, in questo momento, di dedicare l’opportuna attenzione» alla questione. L’auspicio è che, al più presto, trovi l’occasione di fare luce su una vicenda che sta mettendo in allarme centinaia di famiglie. Secondo il vice-presidente del Family Day, Simone Pillon, che per primo ha denunciato la diffusione nelle scuole del questionario di “matematica gender”, sono «decine e decine le scuole superiori che hanno aderito all’iniziativa». Da una rapida ricerca su Google, si trovano le comunicazioni, rigorosamente ai soli docenti, dell’avvenuta adesione al progetto di scuole di varie regioni: Lombardia, Lazio, Umbria, Veneto, Liguria, Campania, Marche.
Curiosamente, però, dopo la diffusione della notizia e la presentazione di un’interrogazione del senatore di Forza Italia, Lucio Malan, al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, non è più possibile entrare nella pagina web del questionario, «perché la rilevazione dei dati è terminata». Un’altra stranezza, visto che, almeno stando al sito ufficiale della Commissione Europea, il progetto sarebbe dovuto cominciare soltanto il prossimo febbraio per concludersi entro il 31 gennaio 2020.