martedì 11 giugno 2024
Fidas, Avis e Fratres lamentano la carenza di personale sanitario che risponda alla necessità crescente di donazioni. La Giornata mondiale del 14 giugno pone al centro un tema non rinviabile
«Donazioni di sangue e plasma, mancano i medici per raccoglierle»

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Il recente testo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni inerente il Programma nazionale per l’autosufficienza di sangue e plasma 2024 «non affronta in modo sufficiente la questione cruciale della carenza di personale medico-sanitario nei centri di raccolta sangue e plasma». Lo dice a chiare lettere Giovanni Musso, presidente della Fidas (Federazione italiana associazioni donatori di sangue), evidenziando che il problema è stato sollevato «ripetutamente da Fidas e dalle altre associazioni e federazioni di donatori nelle sedi istituzionali competenti».

La mancanza di personale sanitario è «un ostacolo significativo per l’efficienza e l’efficacia del sistema di raccolta e gestione del sangue e del plasma. Il richiamo alle linee guida per la telemedicina rappresenta un avanzamento importante ma insufficiente rispetto alla complessità delle difficoltà operative che i centri raccolta e le unità di raccolte associative stanno affrontando». Secondo Musso, occorre «un impegno più incisivo e concreto da parte delle autorità competenti per garantire risorse umane adeguate, in termini di quantità e qualità, per supportare adeguatamente i processi di raccolta e trattamento del sangue e del plasma. È essenziale che le istituzioni considerino con maggiore attenzione e urgenza le problematiche legate alla carenza di personale nei centri di raccolta. Solo così sarà possibile garantire un servizio efficiente».

Concorda Gianpietro Briola, presidente di Avis (Associazione volontari italiani del sangue), osservando che questo «punto di criticità riguarda l’intero sistema sanitario, rilevante soprattutto per quanto riguarda il servizio pubblico. Si può ricorrere all’utilizzo dei medici specializzandi ma deve essere rimesso al centro il tema trasfusionale e quello della raccolta, tramite il ricorso al personale infermieristico per supplire alle carenze. Questo vuol dire anche dare a tutte le figure di professione sanitaria la dovuta importanza, riconoscendone il ruolo, con anche una maggiore delega nei confronti delle associazioni. La telemedicina deve valere ed essere utilizzata anche nella determinazione dell’idoneità del donatore», auspica Briola alla vigilia della Giornata mondiale del donatore di sangue, che si celebrerà venerdì 14 giugno.

Anche la cattolica Fratres (Consociazione nazionale dei gruppi donatori di sangue) – membro con Avis, Fidas e Croce rossa italiana del Civis, Coordinamento interassociativo volontari italiani del sangue – si unisce alle considerazioni relative alle criticità del sistema di raccolta. «Ovviamente la donazione non può prescindere dall’operato di medici e infermieri adeguatamente preparati», puntualizza il presidente nazionale Vincenzo Manzo. Che osserva: «Il problema della carenza di tale personale è attuale e in certi casi drammatico, penalizzando quantità e frequenza delle donazioni, e conseguentemente la raccolta complessiva e i riceventi. Ma, essendo un problema più strutturale che donazionale, occorrono interventi organizzativi che possono far fronte alla criticità segnalate anche dalle associazioni, perché la risposta dei donatori è e sarà sempre positiva per fare la loro parte».

Manzo auspica che «anche attraverso l’utilizzo di strumenti una volta non disponibili, come le linee guida per la telemedicina, ma soprattutto attraverso provvedimenti di carattere riorganizzativo, si possa rendere efficiente la raccolta del sangue e, soprattutto, quella del plasma, nella quale siamo ancora distanti dall’autosufficienza nazionale».

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