Egregio Direttore, sono la mamma di una ragazza che più di tre anni fa si è dichiarata trans. Da quel momento, ho cominciato a studiare per capire come aiutarla, maturando un’ampia e sfaccettata conoscenza sul tema. Leggere su Avvenire l’articolo “Riflettere sulla propria identità di genere? Un gesto di libertà”, di Luciano Moia, mi ha amareggiata, in quanto veicola un punto di vista semplicistico, riporta e conferma le parole di un solo professionista – noto nell’ambiente per essere un grande sostenitore della transizione medica alla quale avvia i suoi pazienti – e assimila tematiche tra loro completamente differenti, quali l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Parlo per esperienza personale quando dico che avere un figlio confuso sulla propria identità di genere non ha nulla a che vedere con l’avere un figlio omosessuale. Essere trans per i nostri figli non è certo una liberazione, ma un pesante percorso medico fatto di ormoni cross-sex a vita, interventi chirurgici irreversibili, sterilità e assenza di soddisfazione sessuale. La carriera alias, presentata nel pezzo di Moia come occasione per “riflettere con calma”, non è altro che parte della transizione sociale, un intervento psico-sociale dal quale è difficile tornare indietro (come conclude la revisione scientifica di Cass, commissionata dall’Nhs England). Visto che si parla anche di bullismo omofobico, va detto che molti ragazzi omosessuali desiderano la transizione proprio per sfuggire l’omofobia e rifugiarsi in un’identità molto più coraggiosa e celebrata ai nostri giorni, quella transgender. Ai giovani che faticano a riconoscersi nel proprio corpo non viene lasciato tempo per crescere, proponendo invece una teoria tanto crudele quanto ascientifica: sono nati nel corpo sbagliato e solo modificando il proprio aspetto (il sesso purtroppo non si può) avranno pace. E però non esistono ricerche scientifiche validate che attestino un miglioramento della salute mentale dovuto alla transizione medica. Le famiglie che vi leggono hanno bisogno di aiuto e guida, non dell’ennesima propaganda. Grazie.
Sofia, Milano
Ascoltiamo e ospitiamo volentieri la sua accorata voce di madre, come quella di altri genitori che ci hanno scritto in merito allo stesso tema, sul quale torneremo nelle prossime settimane dando spazio a chi come voi attraversa un’esperienza tanto sofferta. Grazie (M.Gir.)