È una semplice comunicazione. Poche righe. Quanto basta per allertare gli insegnanti: «Siamo tutti pregati di vigilare e di informare i genitori», scrive don Massimo Marretti, direttore dell’Ufficio scuola dell’arcidiocesi di Firenze. La questione riguarda lo spettacolo teatrale “Fa’afafine - Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di cui ci siamo ampiamente occupati su queste pagine.
La pièce, che è arrivata in Toscana e che il 18 e il 19 febbraio è in programma al teatro fiorentino di Rifredi, parla di un ragazzo che vive problemi identitari che lo portano a credersi un giorno maschio e l’altro femmina. Per questo non sa se vestirsi da calciatore o da principessa per incontrare un amico. Il problema è che questo spettacolo propone in termini positivi la possibilità dell’autodeterminazione dell’orientamento sessuale, quando nella realtà, casi simili, sono solo riconducibili a disturbi di identità di genere che provocano conflittualità e sofferenze. Un tema quindi molto complesso per tutti, figuriamoci per gli scolari dagli otto ai sedici anni a cui risulta indirizzato “Fa’afafine”.
La messa in scena, avverte don Marretti, «propaganda l’ideologia gender». E allega, a documentazione, una serie di link che rimandano ai siti che si sono occupati dello spettacolo tra cui quello dell’Age, l’associazione dei genitori, la cui rappresentante toscana, Rita Di Goro, parla di responsabilità educativa che non c’entra nulla con gli schieramenti politici.
Il sacerdote fiorentino, che tra l’altro è un esperto di teatro e di letteratura visto che da studente della Facoltà di lettere si è laureato con una tesi su Pirandello mentre da studente della Facoltà teologica si è avventurato nell’ermeneutica di Pinocchio, parla di genitori che in molti casi hanno approvato la partecipazione dei propri figli a una rappresentazione di cui ignorano persino di cosa realmente parli. Un’allerta in proposito, era stata raccolta e rilanciata anche da “Toscana Oggi”, il settimanale delle diocesi toscane, attraverso le segnalazioni di alcuni lettori.
Da parte sua il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che condivide il comunicato dell’Ufficio scuola diocesano, spiega che si tratta di un’iniziativa in linea con quanto espresso in materia da Papa Francesco con molta chiarezza quando ha parlato di gender come un peccato contro il Creatore e di guerra mondiale contro il matrimonio.