Ansa
Il desiderio di istituire a livello nazionale una “Giornata della vita nascente“ raccoglie sempre più consensi, soprattutto sul territorio, dove le comunità si trovano ad affrontare le conseguenze del calo demografico.
Un segnale particolarmente positivo arriva dall'Aquila, città designata Capitale della Cultura per il 2026, dove lunedì 25 marzo, in un gesto simbolico di forte impatto, la simbolica Fontana Luminosa è stata illuminata di bianco, espressione di speranza e nuova vita. «È un segnale – spiega il sindaco Pierluigi Biondi – per promuovere una maggior consapevolezza sulle sfide che tutti abbiamo il dovere di affrontare, per avviare un’inversione di tendenza rispetto alla denatalità. Un trend di cui le aree interne, soprattutto quelle dell’Appennino (di cui L’Aquila fa parte), conoscono molto bene gli effetti. Spopolamento, carenza di servizi e collegamenti, tutto aggravato da catastrofi naturali come - nel caso che ci accomuna a tanti altri centri di Abruzzo, Umbria, Lazio e Marche - il terremoto».
Il sindaco ricorda che il cosiddetto inverno demografico (del quale l’Italia detiene il triste primato) non deve essere considerato soltanto come una “questione economica”: «Parafrasando quanto scriveva Massimo Calvi su Avvenire – continua il sindaco – occorre tornare a considerare un figlio come l’inizio di una nuova vita e non l’inizio di una vita di rinunce. Ma avere un figlio è una decisione esistenziale, dal valore profondo, che non può essere ridotta a valutazioni di opportunità».
Restano comunque importanti politiche che possano contribuire a un’inversione di tendenza: il sostegno al welfare aziendale, la presenza delle scuole anche nei piccoli centri, l’accesso facilitato alla casa per le famiglie sono elementi essenziali di un progetto più ampio. E anche la cultura può avere un ruolo, secondo Biondi, partendo dal coinvolgimento di tutti: «Nel dossier che ci ha appena permesso di ottenere il titolo di Capitale della cultura 2026, i giovani e gli altri territori sono centrali. La dimensione della multi-riproducibilità – una delle cinque di “L’Aquila città multiverso” – è un approccio che promuove l'innovazione, la collaborazione e la creazione di soluzioni che rispondono in modo più efficace alle esigenze delle persone. I ragazzi si confronteranno in hackathon (maratone creative-culturali, ndr) per progettare risposte innovative a precise sfide e problematiche sociali. I cittadini co-progetteranno la rigenerazione di spazi inutilizzati, i percorsi formativi diffonderanno competenze di produzione culturale, le piattaforme digitali consentiranno di simulare collaborativamente gli interventi urbani. L’Aquila, come Capitale della cultura, si metterà a disposizione delle aree interne che la circondano, con cui appunto condivide anche il dramma della denatalità e la contrazione di abitanti da oramai trent’anni».
Il percorso sul tema è iniziato nel 2019, con la firma della Carta dell’Aquila (un manifesto delle città delle aree interne, condiviso anche con Ascoli Piceno, Avellino e Carpi) e con l’adozione di provvedimenti per sostenere il diritto alla genitorialità, nell’immediato e con uno sguardo al lungo periodo: «Rispetto alle scelte strategiche – prosegue il sindaco – penso al fatto che nel giro di qualche anno, grazie all’insediamento in città della Scuola nazionale di formazione dei vigili del fuoco, del Centro nazionale del servizio civile universale e della Scuola nazionale di formazione tecnico-amministrativa per la Pubblica amministrazione, si possono creare le opportunità per molti giovani di restare o scegliere di venire a vivere all’Aquila».