mercoledì 11 settembre 2024
Per il presidente della Pontificia Accademia della Vita la «sfida epocale» da affrontare insieme è la capacità di costruire una «fraternità globale» nel rispetto dell’uomo e del pianeta
Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita monsignor Vincenzo Paglia durante la conferenza a Barcellona

Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita monsignor Vincenzo Paglia durante la conferenza a Barcellona - .

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«È urgente delineare un nuovo umanesimo che chiamerei planetario. Un umanesimo che fa della cura delle relazioni tra gli umani e il creato il suo punto focale. È un umanesimo della interdipendenza tra tutti e tutto, la condizione nella quale viviamo». E quando diciamo che deve coinvolgere tutta la Terra intendiamo anche gli oceani e lo spazio, come ambienti di vita i primi, di sviluppo tecnologico il secondo.

Lo ha affermato il presidente della Pontificia Accademia per la Vita Vincenzo Paglia, intervenendo a Barcellona alla tavola rotonda sulla sostenibilità del pianeta attorno al tema “Oceani: bellezza e distruzione. Riflessioni a partire dall’opera di Mandy Barker e sul pensiero di papa Francesco”. L’evento è stato promosso dal Museo diocesano di Barcellona nell’ambito della Regata Culturale dell’America’s Cup, la competizione velica internazionale che la città catalana ospita a inizio settembre. «Nulla e nessuno è un’isola – ha aggiunto l’arcivescovo Paglia –. Tutti e tutto siamo accolti in quella casa comune che è il nostro pianeta con la sua terra, il suo mare e il suo cielo. È un dato oggettivo che ci avvolge e ci supera. Ma nello stesso tempo ha bisogno di noi. E, purtroppo, non sempre ne siamo consapevoli. È da questa ignoranza infatti che sgorgano le gravi offese – a volte mortali – sia agli uomini sia alla creazione».

Di qui una sfida «che non possiamo eludere: trasformare tale interdipendenza planetaria in una scelta politica, economica, culturale e spirituale per edificare una civiltà del pianeta che significa convivenza pacifica e globale tra tutti e tutto. Il pianeta, con la sua terra, il suo mare e il suo cielo, è nelle nostre mani. A noi spetta la responsabilità di realizzare quella comunione globale che porti il pianeta a divenire la comune patria. È una sfida epocale. Come dice papa Francesco – ha concluso Paglia – siamo nel mezzo di un cambiamento d’epoca. Ci è chiesto coraggio e creatività per realizzare quella fraternità globale dalla quale nulla e nessuno sia escluso».

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