martedì 15 ottobre 2024
La Camera ricorda il politico, magistrato ed europarlamentare che fondò i Centri di aiuto alla Vita. Cercando una posizione laica su cui trovare un linguaggio comune, nell'interesse della vita
Carlo Casini al Parlamento europeo

Carlo Casini al Parlamento europeo

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Il dialogo, prima di tutto. E poi la capacità di confrontarsi con gli avversari – mai nemici – con l’onestà tipica di chi mette prima di tutto il bene comune e non le ambizioni personali, e crede che i più fragili, gli indifesi, i bambini ancora non nati, abbiano gli stessi diritti di ciascuno di noi e debbano essere protetti con leggi giuste. Nella sala della Regina, di Palazzo di Montecitorio, martedì 15, amici di vecchia data, politici e giuristi hanno voluto ricordare che un altro modo di fare politica è possibile, come ha dimostrato con il suo esempio Carlo Casini, magistrato, deputato, europarlamentare, leader del Movimento per la Vita italiano.

Non a caso, il titolo dell’incontro – promosso dall’associazione “Amici di Carlo Casini” in collaborazione con il Movimento per la Vita italiano – racchiude il senso di un’esistenza vissuta fino in fondo per gli altri, ma senza infingimenti: “Impegno pubblico e virtù”. «Casini era animato da fede profonda, è stato un punto di riferimento dell’associazionismo cattolico – ricorda nel suo saluto Lorenzo Fontana, presidente della Camera –. Alla tutela della vita ha dedicato la sua intera esistenza. Ha lascito un ricordo indelebile».

Il suo impegno civico e quello politico erano un tutt’uno. «Era un uomo coerente con le proprie idee e la fede, generoso e infaticabile, ricco di valore e dalla indubbia forza morale – ricorda Lorenzo Cesa, segretario politico dell’Udc –. Memorabili le sue sentenze quando era magistrato. Fino a quando ha deciso per un impegno diretto, avendo ben compreso che la politica è la sede nella quale far valere il punto di vista, dove si incide dando concretezze alle proprie idee».

Un cattolico che sceglie di fare il politico senza mai tradire i valori in cui crede. E tenendo ben presente l’insegnamento di Giuseppe Toniolo: «Chi definitivamente salverà la società non sarà un eroe, ma sarà una società di santi», come rimarca monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi e biografo di Toniolo. Perché le sfide che bisogna porsi, dall’individualismo alla mancanza di relazioni, riguardano tutti i cattolici impegnati in politica. Senza mai perdere di vista la questione antropologica con il pericolo del prevalere dell’individualità, come quando si afferma che “quello che piace a me lo faccio diventare un diritto”. Pericoli e rivendicazioni che Casini metteva a fuoco come questioni primarie. «La società nasce dal basso e lo Stato interviene in forma sussidiaria – aggiunge Sorrentino –. La democrazia vive nella misura in cui tutti i corpi sociali partecipano al bene comune».

Ma per riuscirci bisogna impegnarsi, aprirsi al dialogo, senza pregiudizi. «Vi sono princìpi diversi e circostanze in cui ciascuno di noi addiviene a un punto di incontro con altri, se questo non accade le democrazia si trovano in grande difficoltà», spiega l’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, che con Carlo Casini negli anni si è confrontato spesso: «Per entrambi non esisteva la parola “feto” ma “bambino”. È difficile negare che quel “cosino” fosse un bambino, lo si sente scalciare – aggiunge –. Con Carlo avevamo molto in comune, ma rappresentavamo famiglie politiche tese nella contrapposizione dei princìpi, e nella quale l’intesa era molto difficile. Se tu pensi che comunque la vita non è tua, è al di là della tua disponibilità, la partita si chiude lì». Eppure un punto di incontro alla fine lo trovavano, seppure su un tema così delicato come appunto l’aborto. «Si trattava di trovare circostanze e condizioni in cui la salute della madre fosse in pericolo, a volte il bambino si ammala, finisce che muoiono entrambi, allora lì bisogna intervenire. Fatto sta che alla fine uscì una legge sull’interruzione di gravidanza a mio avviso tra le più equilibrate. E quando Casini ritenne che nell’applicazione la legge subisse allargamenti promosse un referendum. In realtà ci trovammo entrambi alle prese con un clima nel quale quel difficile punto di incontro dava la sensazione di essere uno scivolo».

Non fu dunque facile trovare una posizione di equilibrio, bisognava superare «il clima di un individualismo sfrenato». Ma anche paletti insormontabili. «Avevamo portato la secolarizzazione al punto di dire no, nella sfera pubblica gli argomenti di origine religiosa non possono entrare», spiega Amato. Che poi chiarisce: «I portatori di valori religiosi devono esprimerli nella sfera pubblica».
Un concetto che ritorna nelle parole di Rocco Buttiglione: «La fede per Carlo Casini era una esperienza della vita e non si poteva tenere fuori dal dibattito parlamentare. Era un giurista ed era convinto del valore esemplare della legge, che finisce con indicare cosa è bene e cosa è male. Per questo, è tanto importante che il diritto alla vita sia riconosciuto e l’aborto condannato. Ma la percezione della funzione didattica della legge – precisa Buttiglione – non si accompagna a una posizione di punizione delle donne. Al contrario. Casini ha istituito i Centri di aiuto alla vita» per aiutare le donne in difficoltà, spesso costrette ad abortire per problemi economici o per mancanza di una rete sociale e familiare.

Una battaglia instancabile a difesa della vita, dunque, e senza esitazioni. «Carlo aveva capito il valore pedagogico delle leggi – rimarca Luisa Santolin – e sapeva che bisognava scrivere leggi giuste per il bene comune. Ha capito che la vita si difende soprattutto in politica, si è “sporcato le mani” con convinzione, trascinando tutti noi».

Eppure, oggi anche i politici cattolici sembrano avere altre priorità. «In Parlamento il sipario è calato sull’aborto – spiega Alberto Volponi –. Il silenzio quasi irreale è rotto dalla rumorosa rivendicazione dell’aborto come diritto inalienabile della donna, che purtroppo sempre più si diffonde, e non c’è altrettanta ferma posizione nel dire che non potrà mai essere un diritto».
Intanto, per amici e familiari resta il ricordo affettuoso, fino alla fine. «Sono convinta della sua santità personale – testimonia Paola Binetti –. Carlo ha dimostrato che un politico può vivere in grado eroico le virtù umane nella quotidianità della sua vita. Spero che il processo di beatificazione inizi l’anno prossimo», allo scadere dei cinque anni canonici dalla sua morte.

Molto significativa la testimonianza di Margherita Cassano, magistrato e giurista, prima donna presidente della Corte di Cassazione: a suo avviso quella di Carlo Casini «è stata la testimonianza più autentica dello spirito della democrazia e della centralità della persona delineata dall’articolo 2 della Costituzione. Ciascuno di noi può condividere con gli altri i propri talenti trasformandoli in risorsa. Carlo ci ha insegnato l’importanza di avere cura dell’altro, pur rispettando lo spazio di libertà e autonomia, e non lasciare indietro nessuno. Ci ha dimostrato con tutta sua vita che esiste un connubio tra democrazia, solidarietà e altruismo. E all’opposto di questa visione c’è invece una ideologia fondata su predominio e sopraffazione del più forte, che si disinteressa dell’ultimo e ne decreta l’inesistenza sociale».



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