«I vescovi delle Marche esprimono vicinanza e pregano per chi è nella sofferenza di ogni malattia o sta affrontando situazioni di dolore e di sofferenza». È un pensiero solidale ad aprire la breve nota dell’episcopato marchigiano (riunito a Roma insieme ai confratelli di tutta Italia nell’assemblea generale dei vescovi) sulla drammatica vicenda di "Mario", originario proprio delle Marche. I pastori della regione, prosegue la dichiarazione, «si rammaricano che ci sia chi nella sofferenza ritiene di rinunciare alla vita, scelta che ritengono di non poter mai condividere. Esortano a non perdere mai la speranza anche nella malattia e nei momenti più dolorosi, ricorrendo a tutti i mezzi che la medicina mette a disposizione per lenire il dolore. Ritengono che la scelta di darsi la morte non sia mai giustificabile e che compito di solidarietà sociale sia creare le condizioni affinché questo non avvenga mai, senza lasciare nessuno nella solitudine della sua malattia. La vita è un bene ricevuto che va sempre difeso e tutelato».
Martedì era intervenuto il direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale della salute, don Massimo Angelelli, affermando che «non è condivisibile ogni azione che vada contro la vita stessa, anche se liberamente scelta. La vita è un bene ricevuto, che va tutelato e difeso, in ogni sua condizione. Nessuno può essere chiamato a farsi portatore della morte altrui. La coscienza umana ce lo impedisce».
Sul caso del 43enne tetraplegico che ha chiesto il suicidio assistito interviene l'episcopato della sua regione. «La scelta di darsi la morte non è mai giustificabile»
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