sabato 13 dicembre 2014
Consegnato il rapporto sul fine vita. L'Eliseo accelera: subito in Parlamento. Il presidente invita al confronto da gennaio.
Parigi in piazza contro l'eutanasia
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Per la Francia e i suoi malati, si avvicina il «passo verso l’eutanasia» promesso durante l’ultima campagna presidenziale socialista dall’entourage diretto di François Hollande, senza che l’allora candidato aprisse bocca per correggere il tiro. Ricevendo ieri mattina un atteso rapporto sul fine vita destinato a innescare un iter rapido verso un nuovo quadro normativo, il presidente ha dichiarato che «il voto di questa legge rappresenterà un grande progresso». Secondo gli auspici di Hollande, i deputati potrebbero confrontarsi fin da gennaio, nel corso di un dibattito senza voto, sulle raccomandazioni appena sottoscritte congiuntamente dal deputato socialista Alain Claeys e dal collega neogollista Jean Leonetti, quest’ultimo già autore della legge in vigore risalente al 2005. Ma se la legge Leonetti poggia sul duplice divieto dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico, il nuovo rapporto chiede d’istituire il diritto dei pazienti «a una sedazione profonda e continua» in caso di ma-lattia giudicata incurabile e «con prognosi infausta a breve termine». A complicare le cose, fra l’altro, è l’uso dell’espressione “pronostic vital engagé”, associata comunemente a un ventaglio di situazioni con pericolo di vita più ampio rispetto alle prognosi infauste in senso stretto. La pista proposta consiste in un’anestesia farmacologica non limitata ai soli stadi patologici terminali veri e propri. Un’anestesia il cui scopo sarebbe proprio quello di “aiutare a morire”, anche arrestando l’alimentazione e l’idratazione del paziente. Nel rapporto, non mancano dunque le formulazioni ambigue. In proposito, annunciando la pubblicazione a inizio gennaio di «uno studio dettagliato sul fine vita» da parte della Chiesa francese, monsignor Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes e presidente del gruppo di lavoro episcopa- le sulle questioni bioetiche, ha commentato ieri il rapporto riconoscendo certe sue intenzioni lodevoli di fondo, ma osservando pure che «introduce un’incertezza sull’obiettivo perseguito dal medico quando, su richiesta del paziente, predispone “un trattamento a scopo antalgico e sedativo fino al decesso”». Inoltre, ha aggiunto il presule, la nuova opzione «rischia di moltiplicare le richieste di sedazione profonda fino al decesso». A livello associativo, a denunciare apertamente il rischio di «un’eutanasia mascherata » è la cordata di Ong “Soulager mais pas tuer” (lenire senza uccidere), che ha protestato a Parigi mercoledì scorso, quando era già noto il nocciolo controverso del rapporto Claeys-Leonetti. La presa di posizione delle associazioni pro-life si fonda sul presupposto che «l’eutanasia è un’azione o omissione che ha l’intenzione e il risultato di provocare la morte per sopprimere la sofferenza». E la nuova forma di sedazione prospettata, rispetto a quelle classiche incluse nelle cure palliative (eticamente legittime in quanto reversibili), pare fondata proprio su un’intenzione talora esplicita e irreversibile di provocare la morte. In molti casi concreti, si osserva, la frontiera fra eutanasia e sedazione profonda potrebbe del tutto scomparire. Hollande ha giustificato ieri la necessità di una nuova legge anche osservando che quella attuale «è conosciuta e applicata male». Come se non spettasse all’esecutivo il compito di far conoscere e applicare le leggi, hanno subito osservato certi detrattori. Il nuovo rapporto raccomanda pure di rendere vincolante per i medici il testamento biologico, ovvero le dichiarazioni anticipate di trattamento redatte dai pazienti in vista di una potenziale perdita dello stato di lucidità o di coscienza. Con tempistica sospetta, inoltre, sempre ieri è stato confermato un altro strappo francese sul fronte bioetico. Il Consiglio di Stato ha convalidato la circolare della guardasigilli Christiane Taubira che invita i prefetti e gli uffici di stato civile a riconoscere le nascite avvenute all’estero attraverso la maternità surrogata (nota pure come “utero in affitto”), nonostante quest’ultima resti perseguita penalmente in Francia.
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