Uno stillicidio continuo, insistito. Orchestrazioni e operazioni propagandistiche attentamente pianificate sul territorio, con lo scopo di accendere fumosi dibattiti in sede locale. E con la speranza di vederli sfociare in proposte di delibere consiliari da discutere e possibilmente far approvare nei "parlamentini" municipali. Obiettivo finale: sollevare l’onda anomala dei registri sui cosiddetti biotestamenti, che partendo dai Comuni investa il Parlamento e lo condizioni in senso eutanasico, agitando lo "scalpo" dei gonfaloni conquistati. Non molti finora, per la verità. Molti di più, a quanto pare, gli amministratori messi sotto pressione ideologica, che hanno chiesto lumi a Roma: questi elenchi che valore hanno? serve davvero destinare risorse – materiali, personale, ambienti – per allestirli? la gente potrà poi invocarli in una qualunque sede? Ora tre ministri rispondono, con un opportuno e solidissimo richiamo alle regole generali del diritto pubblico e della divisione delle competenze tra centro e periferia. Ponendo un argine anche alla semina di illusioni-slogan da parte dei soliti piazzisti dell’autodeterminazione. Così, finalmente i cittadini sanno che quelle dichiarazioni non vincolano né se stessi né i medici.