Innesca inevitabilmente – e giustamente – un caso politico l’ulteriore slittamento dell’esame della legge sul fine vita nell’aula della Camera, deciso dalla riunione dei capigruppo di Montecitorio di ieri. La dilazione, però, potrebbe essere annullata, per riportare il dibattito sul provvedimento alla fine di aprile, come inizialmente previsto, invece di maggio, in coda al calendario vigente, come stabilito ieri.Dopo la riunione del vertice parlamentare di Montecitorio, infatti, il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha assicurato che la prossima settimana chiederà un’inversione dell’ordine del giorno con l’esame immediato del ddl sul fine vita: «In questo modo, senza piccole speculazioni, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità». Immediata da parte del capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, l’apprezzamento «della dichiarazione di Casini», che secondo l’esponente della maggioranza modifica la posizione assunta dai centristi nella conferenza dei capigruppo, «riportando al primo punto la discussione sul testamento biologico, come richiesto sin dall’inizio da Pdl, Lega e Iniziativa responsabile». «Non accetto speculazioni da parte di nessuno, tantomeno da chi ha presentato in ritardo il Documento economico finanziario, obbligando la Camera ad anteporlo agli altri argomenti», aveva comunque affermato prima Casini. La polemica era iniziata subito dopo la conclusione della conferenza dei capigruppo. «Abbiamo chiesto di trattare il ddl sul fine vita a fine aprile, ma ci siamo scontrati con una volontà politica delle opposizioni a non discutere», si era rammaricato il capogruppo leghista Marco Reguzzoni, accusando per il rinvio il Pd e anche l’Udc. È comunque da registrare che di fronte alla contrapposizione tra Pdl e Lega, da una parte, e opposizioni, dall’altra, è stato l’«arbitro» – il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha fatto emergere in vari modi le sue opinioni critoche sul ddl – a decidere per il rinvio.L’Udc, in ogni modo, ha replicato con una lettera inviata dal vicecapogruppo Gian Luca Galletti a Fini nella quale si assicurava che i deputati centristi sono disponibili «a lavorare a partire dalla prossima settimana anche oltre i giorni e i tempi previsti». Il "numero uno" del Pd alla Camera, Dario Franceschini non aveva invece dubbi: il fine vita doveva essere affrontato «non sotto elezioni».«Il governo auspica il più tempestivo esame del ddl – aveva messo intanto in chiaro il ministro Maurizio Sacconi – nella convinzione che il Parlamento non possa abdicare al proprio ruolo in favore del ruolo creativo dei segmenti ideologizzati della magistratura». Perché infatti «sono evidenti i tentativi rivolti a dilazionare
sine die>». Mentre il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha lamentato, a sua volta, che «ogni pretesto è buono per bloccare la legge»: al Senato, le opposizioni protestavano che «il dibattito risentiva troppo del caso Englaro», D’Alema chiese una moratoria alla Camera, e adesso il Pd la «sospensiva». Ieri, poi la richiesta del rinvio con la scusa delle amministrative. «È evidente – ha concluso – che la strumentalità riguarda chi, temendo lacerazioni interne, vuole far slittare la legge». Il relatore della proposta, Domenico Di Virgilio (Pdl), infine, si è detto «amareggiato», perché «questo provvedimento è atteso dal mondo della sofferenza».