lunedì 27 gennaio 2020
La pedagogista della Cattolica alla guida della Confederazione dei centri di ispirazione cristiana: non solo emergenze, lavoriamo per ricostruire una cultura familiare capace di incidere nella società
Una immagine di famiglia

Una immagine di famiglia - Archivio Siciliani

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Non solo presidio competente per sostenere le più diverse fragilità familiari. Non solo punto di riferimento privilegiato per le emergenze che attraversano oggi le comunità ecclesiali, dalla conflittualità di coppia agli abusi sui minori. Ma autentico crocevia culturale in grado di collaborare alla ricostruzione di una cultura della famiglia sempre più frammentaria.

Ne è convinta Livia Cadei, sposata, madre di due figli, docente di pedagogia generale alla Cattolica di Brescia, che sabato è stata eletta presidente della Confederazione italiana dei consultori familiari di ispirazione cristiana, la rete che conta oltre 200 centri da Nord a Sud e che fu voluta dai vescovi italiani per dare seguito al documento "Evangelizzazione e sacramento del matrimonio" (1975).

La Confederazione, dopo lunghe e laboriose trattative, prese poi il via nel '78. Prima presidente fu Ines Boffardi, deputato Dc. E primo assistente ecclesiastico l'allora don Dionigi Tettamanzi, che fu poi cardinale arcivescovo di Genova e di Milano. Gli altri presidenti della Cfc sono stati padre Angelo Serra, Giovanni Maria Solinas, Goffredo Grassani, Domenico Simeone e, fino al 2 agosto scorso, don Edoardo Algeri, scomparso tragicamente a 56 anni. Ora la responsabilità di gestire questo cospicuo e impegnativo patrimonio di impegno solidale e di cultura familiare passa a Livia Cadei.

Tra tutte le emergenze familiari con cui i consultori si confrontano quotidianamente (conflittualità di coppia, emergenze educative, povertà di vario tipo, ecc.) quale ritiene la più preoccupante?

Le difficoltà e le sfide che le famiglie affrontano oggi sono molteplici, ma forse più che di emergenza per la famiglia parlerei dell’urgenza di una cultura a favore delle famiglie, che le sostenga nelle transizioni naturali del ciclo vitale e nella possibilità di assumere il proprio ruolo all’interno dei processi culturali e sociali. Con questa attenzione i consultori si predispongono a incontrare ed a porsi al servizio di tutte le famiglie per favorire un tessuto di legami sicuri e confortanti.

Quindi l’impegno prioritario è la sforzo di ricostruire una cultura familiare condivisa e capace di parlare alla sensibilità dei nostri giorni?

Sì, a mio parere questa diventa anche la sfida dei consultori che in occasione del 40° anniversario di costituzione della Confederazione, don Edoardo Algeri, presidente fino al 2 agosto scorso, quando è tragicamente scomparso, ha indicato molto bene: «La sfida con cui consultori si confrontano maggiormente oggi è nella loro capacità di uscita verso la comunità. Non sono più solo luoghi che attendono le famiglie che bussano, ma si concepiscono sempre più come soggetti che si pongono al crocevia del legame nella comunità ecclesiale».

Quale ruolo per i consultori nel nuovo impegno indicato dal Papa con il Motu proprio sull’accertamento della nullità matrimoniale?

I consultori, con le loro specifiche competenze di accompagnamento alle persone e alle coppie, si pongono al servizio dei Vescovi e dei tribunali diocesani per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio. Sono presenti, infatti, nei consultori figure professionali che utilmente possono essere coinvolte proprio per l’esplorazione della situazione di relazione della coppia e che potrebbero predisporre una bozza del libello come atto introduttivo da proporre ai tribunali ecclesiastici.Quindi sulla base di quanto espresso nel Motu proprio da Papa Francesco sembra che nei consultori si possano rintracciare i presupposti per compiere il servizio che intreccia l’accompagnamento psicologico, la cura pastorale e la verifica giuridico-canonistica.

Abusi sui minori e impegno della Chiesa. Da una parte situazioni drammatiche come quelle esplose a Bibbiano, dall’altro il nuovo impegno del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei. Su questo nuovo fronte quale impegno si può immaginare per i consultori?

Anche in questo ambito delicato e complesso i consultori possono offrire un contributo importante. Certo il momento attuale è spesso inquinato da dibattiti velenosi che ostacolano la lucidità ed intralciano l’efficace comprensione di fenomeni gravi. Il lavoro dei consultori poggia sulla persuasione circa il valore decisivo e centrale della relazione educativa. In questa direzione, la formazione per la prevenzione si pone a tutela della delicatezza e delle qualità della relazione educativa nelle sue complesse dinamiche.

Accogliere, discernere, integrare. Come si declinano le tre parole chiave di Amoris laetitia nella prospettiva deiella prospettiva dei consultori?

Accogliere, discernere, integrare sono anche le tre parole chiave dell’azione del consultorio e si traducono nelle competenze e nelle azioni professionali all’interno dei consultori proprio nella possibilità di predisporre tempi e luoghi adatti e propizi per dare avvio a processi di aiuto e di superamento delle difficoltà. Lo sguardo sulle fragilità non dimentica il cambiamento e la possibilità di riattivare le capacità delle famiglie stesse.

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