«In Italia non ci sono mai state politiche all’altezza del ruolo delle famiglie. Mai. È un paradosso ultra-decennale. Non ci sono mai stati interventi concreti proporzionali alla facilità con cui si parla di famiglia. Gli ultimi governi hanno appena iniziato, e si dovrà continuare a breve e lungo termine. L’impegno che mi assumo oggi è arricchire e registrare nella composizione il Reddito d’inclusione già nella prossima legge di stabilità, pur nella limitatezza delle risorse esistenti». Come previsto, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni apre la terza Conferenza sulla famiglia con un’unica promessa in vista del varo della manovra: potenziare, forse raddoppiare i fondi a disposizione del Rei, l’assegno anti-povertà introdotto da poco nella legislazione italiana. Più soldi, forse 1,5 miliardi in più che si aggiungo ai circa 2 già disponibili. E anche una disponibilità generale a rivedere i criteri per l’erogazione: non solo il disagio sociale, ma anche il carico familiare.
«È insufficiente, lo sappiamo. Ma almeno è un inizio», ripete più volte Gentiloni anche a proposito di altre misure come il bonus bebè. Il suo è un discorso improntato al «realismo». E culmina nell’invito alla Conferenza a «darci proposte realistiche sia per gli interventi di questo governo sia per le prossime legislature».
Fuori dall'impegno concreto sul Rei, quello di Gentiloni è un «omaggio» alla famiglia, «principio costituzionale, pilastro della Repubblica e pilastro per affrontare questi 10 anni di crisi». «Io non andrei in Danimarca, a me piace la famiglia italiana che sa essere complementare allo Stato. Di fronte all'usura del tessuto sociale, l’Italia ha tenuto meglio perché le nostre famiglie assicurano coesione e identità. Ma questa complementarietà non deve diventare surroga. Nemmeno la famiglia è invincibile se non ci saranno politiche serie. Non possiamo permetterci inutili conflitti tra le generazioni, serve un Patto intergenerazionale con al centro le famiglie». La risposta oltre che in misure ad hoc è nell’impegno per la creazione di nuovi posti di lavoro e, appunto, il contrasto alla povertà. Quanto alla Conferenza, Gentiloni, accennando alle dimissioni del ministro Enrico Costa proprio nella fase di preparazione, ripete che è stato «giusto farla» sebbene a fine legislatura e in quadro di risorse economiche ridotte.
Nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, dove ha avuto inizio la Conferenza, ha preso la parola anche la presidente della Camera Laura Boldrini: «Inizio con un numero, 474mila nascite. È un record negativo. Siamo sottozero dal punto di vista demografico, ma i giovani hanno desiderio di avere bambini. Questo desiderio ha bisogno di lavoro vero, non lavoro a chiamata, precario e sottopagato. Ci vuole lavoro per restituire ai giovani il diritto di programmare il futuro». Boldrini, nella premessa al suo intervento, con riferimento alla legge sulle unioni civili ha espresso la convinzione per cui «occorre parlare di famiglie al plurale e non al singolare, l’attuale legislatura ne ha preso atto». La presidente della Camera richiama infine i dati negativi sull'occupazione femminile (49 per cento, 12 in meno rispetto alla media Ue) e ha inoltre chiesto al Senato di condurre in porto la proposta di legge, già approvata alla Camera, che offre sostegno e garanzie agli orfani dei femminicidi.
A fare gli onori di casa nella prima mattinata della Conferenza la sindaca di Roma Virginia Raggi: «C’è un grido disperato dei giovani che non riescono a mettere su famiglia. Servono investimenti e una strategia condivisa tra tutte le istituzioni».