Èbene nota l'affermazione centrale del Diario di un curato di campagna di George Bernanos: «Tutto è grazia». Pur se in mezzo alle prove della vita, la persona credente può, insieme a Cristo, anche lui provato, riconoscere che ogni giorno che Dio manda in terra è una grazia. Concetto teologico quanto mai pregnante, essa resta qualcosa di difficile da tradurre nel linguaggio contemporaneo. Eric-Emmanuel Schmitt, narratore francese, ci ha provato quando ha scritto Il vangelo secondo Pilato (San Paolo) e La notte di fuoco (e/o), che non è nient'altro che il resoconto della notte di conversione che l'autore di Lione ha vissuto a trent'anni, sperduto nel deserto algerino, da solo, sotto il cielo stellato. Quale è l'esperienza che un uomo adulto, studioso di filosofia, sperimenta a un certo punto della sua vita? Ascoltiamolo: «Dal momento che io non penso più con delle frasi, non percepisco più con gli occhi, le orecchie, la pelle. Incendiato, mi avvicino a una presenza. Più avanzo, meno dubito. Più avanzo, meno faccio domande. Più avanzo, più l'evidenza mi si impone. "Tutto ha un senso". Felicità…». «Tutto è grazia», «Tutto ha un senso». Ne Il Vangelo secondo Pilato Jeshua dirà: «Tutto è giustificato». Sarebbe davvero una gran cosa se diventassero per noi delle litanie quotidiane...
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