Come un ladro
giovedì 27 marzo 2025
Gli insegnamenti del libro dell’Apocalisse sulla felicità fanno capolino in mezzo a grandiose descrizioni di scontri escatologici tra il bene e il male. È in quel contesto che Gesù lancia un appello ben più personale, come a ricordarci che quelle battaglie cosmiche ci riguardano perché è dentro di noi che hanno luogo: «Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne» (Ap 16,15). Già nel Vangelo, Gesù amava paragonarsi a un ladro, per ammonirci che rischiamo troppo spesso di non vederlo, quando agisce con la discrezione di un topo d’appartamento mentre noi ci lasciamo impressionare dagli eventi spettacolari del mondo. Eppure lo sapevamo che la sua presenza non è di quelle che si fanno notare: essa esige tutta la nostra vigilanza, perché va cercata nella nostra vita più quotidiana, più banale, là dove è possibile vivere atti concreti di amore. Noi crediamo che ci si debba vestire bene solo per le grandi occasioni, ma Gesù avverte: le grandi occasioni, quelle che meritano che si indossino gli abiti più belli della domenica, sono quelle che si verificano nella fedeltà quotidiana, in una carità paziente che non fa rumore, ma che fa del bene. © riproduzione riservata
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