martedì 13 ottobre 2015
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​Internet e tutto quello che “contiene” non è dentro al nostro telefonino e nemmeno dentro al computer. Lo sappiamo tutti, o quasi, ma ce ne ricordiamo soltanto quando non riusciamo a connetterci. È in quei momenti che ci rendiamo conto di come gli apparecchi con cui navighiamo siano davvero dei terminali, cioè punti di accesso a una rete di dati e informazioni salvate in luoghi anche molto lontani da noi. La strada che porta quei dati dagli hard disk in cui sono stati salvati ai nostri terminali è un percorso lunghissimo fatto di segnali trasmessi attraverso l’aria, antenne che li ricevono e migliaia di chilometri di cavi che li fanno viaggiare. È la rete, appunto, o meglio è la rete fisica, come la chiamiamo per distinguerla dalla rete di dati, cioè il web. Oggi per un Paese avere una rete fisica “veloce” è molto importante per permettere ai cittadini e alle aziende di sfruttare nel migliore dei modi le possibilità di crescita economica e personale offerte da internet. Per questo l’Unione europea ha inserito il miglioramento della rete tra i principali obiettivi dell’Agenda digitale, il documento che mette insieme i compiti che ogni Paese deve fare per rendersi più moderno dal punto di vista tecnologica. L’Italia, purtroppo, è tra i Paesi che sono più indietro di tutti nel fare questi compiti. Siamo precisamente quartultimi tra i 28 Paesi che fanno parte dell’Ue e questo soprattutto perché la nostra rete è lenta.Così oggi migliorare la rete è uno dei principali obiettivi del nostro Paese. Il progetto si chiama “banda larga o ultralarga” (niente a che fare con la musica: la banda, in informatica, è la quantità di dati che possono essere trasmessi in un determinato momento) e consiste nel sostituire il maggior numero possibile di vecchi cavi in rame che da decenni usiamo per i telefoni di casa con cavi più moderni, fatti di un materiale chiamato “fibra ottica”, che dovrebbe dare la possibilità ad almeno l’85% degli italiani di navigare su internet a una velocità 30 volte superiore a quella media attuale. Il successo del piano non è assicurato, soprattutto perché costruire questa rete costa molto (più o meno 6 miliardi di euro) e sappiamo che, spesso, in Italia tra il dire e il fare putroppo c’è davvero di mezzo il mare; ma molti cantieri sono già partiti e stavolta, con un po’ di impegno, possiamo davvero riuscire a completare in tempo i compiti che l’Europa ci ha assegnato.
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