martedì 10 febbraio 2015
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​La famiglia, la salute, l'istruzione, il lavoro: pochissime altre cose  sono così importanti nella vita. La nostra Costituzione, infatti, tratta  di questi argomenti in numerosi articoli, dal 29 al 47. La Repubblica «riconosce  i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».  Insomma: il papà, la mamma, i figli. Nel matrimonio la mamma e il papà  sono «uguali», nel senso che hanno i medesimi diritti e doveri, reciproci  e verso i figli. Anzi, «è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire  ed educare i figli», anche quando il papà e la mamma non sono sposati.  E se non possono pensarci loro, qualcun altro dovrà avere cura dei figlioli:  il concetto è che nessuno deve essere lasciato solo. La famiglia è un valore  importante, tanto che i cittadini dovrebbero essere aiutati (anche economicamente)  a formarne una e poi a mantenerla, specialmente se si hanno tanti figli.  Anche stare bene è un «fondamentale diritto» e ai poveri sono garantite  «cure gratuite», però nessuno può essere costretto a curarsi in un certo  modo, a meno che lo preveda una legge particolare. Torna quindi il concetto  di libertà, che vale anche per l'insegnamento. Lo Stato si occupa di regolare  l'istruzione e di costruire scuole per tutti, però anche «enti e privati  hanno il diritto» di farlo. «Per almeno 8 anni» tutti i cittadini devono  studiare. Ricordate, poi, l'articolo 1? «L'Italia è una Repubblica democratica  fondata sul lavoro». Ecco, nell'articolo 35 e seguenti si piega che il  lavoro è «tutelato» dallo Stato «in tutte le sue forme e applicazioni».  Non solo: è stabilito che ognuno ha diritto a uno stipendio «sufficiente  ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa».  La dignità umana si vede anche nel non lavorare troppo: per questo «la  durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge» ed esistono  il «riposo settimanale» e le ferie pagate. La donna che lavora ha gli stessi  diritti e doveri dell'uomo, ma deve poter fare anche la mamma. I ragazzi,  poi, non possono lavorare se non dall'età stabilita dalla legge (16 anni).  Chi invece, per malattia o infortunio, non è in grado di lavorare e non  ha soldi per mantenersi, ha diritto a essere assistito dallo Stato. E quando  si è lavorato per un certo numero di anni, o si è compiuta una certa età,  si va in pensione. Quando i lavoratori pensano che i loro diritti non vengano  rispettati, possono scioperare, cioè non andare al lavoro per protesta.  Per essere più forti si possono riunire in associazioni che si chiamano  sindacati e hanno perfino diritto di collaborare alla gestione delle aziende.  Se poi uno vuole "mettersi in proprio", cioè aprire un'azienda tutta sua,  può farlo perché «l'iniziativa economica privata è libera», così come la  proprietà privata «è riconosciuta e garantita dalla legge». La Costituzione,  infine, riconosce un particolare valore alla cooperazione tra lavoratori  e al risparmio di quanto si guadagna, che può essere impiegato per acquistare  beni importanti come la casa.
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