L’estate in cui Cesare fa conoscenza con il Che (si legge ce) in Brasile si giocano i Mondiali. Mentre gli azzurri incassano figuracce e la Germania suona sette gol al Brasile, nella ex ricca Brianza gli operai dei mobilifici attanagliati dalla crisi scendono in piazza contro i licenziamenti. Per Cesare invece l’estate 2014, con la festa dei suoi dodici anni, è un giro di boa, una stagione di crescita che cambierà la sua vita. E non solo perché dal giorno del compleanno comincerà ad aprire gli occhi sulle difficoltà di chi perde il lavoro e il malessere di chi deve chiudere le fabbriche. Lui che con un papà imprenditore e una mamma cardiochirurgo di fama, conduce una vita più che agiata. Sono il malore del nonno, mobiliere capostipite per il quale Cesare ha una venerazione, e il suo ricovero in ospedale a disvelargli una storia sconosciuta che ha i tratti mai visti di un giovane barbuto con il basco in testa tatuato sulla spalla del nonno. Cesare è sorpreso, vuole capire e sapere tutto di quel tipo. È così che ogni giorno, durante le visite nonno e nipote parlano di quel tale Che Guevara che ha guidato un’intera rivoluzione e combattuto contro le ingiustizie con l’asma e senza fiato nei polmoni. Parlano di privilegi, di scelte di vita, di indignazione e condivisione dei mali altrui. Una lezione non certo di terrorismo L’estate che conobbi il Che (Rizzoli; 15 euro). Luigi Garlando, l’autore, come al solito si fa leggere d’un fiato. Dagli 11 anni.
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