sabato 17 ottobre 2015
​Il gioco delle carte è impegnativo ma non può essere annoverato tra le discipline sportive
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​Comporta un grande impegno mentale, su questo non c’è dubbio, e necessita di notevoli doti di strategia. Ma definirlo uno sport è esagerato: il bridge - ha stabilito la suprema corte del Regno Unito – non può essere considerato una disciplina sportiva. La decisione ha suscitato parecchia delusione tra gli appassionati britannici del gioco di carte, già reduci dal secco rifiuto del comitato olimpico che non includerà il bridge negli sport dimostrativo alle Olimpiadi di Tokyo del 2020. L’ente che finanzia le attività sportive in Inghilterra ha chiuso le porte in faccia ai giocatori di bridge perché – ha spiegato – il denaro dei contribuenti va indirizzato solo a sostegno di quelle attività che contribuiscono a mantenere “fisicamente in forma la nazione”. Lo sforzo mentale non conta – proseguiva la spiegazione – altrimenti “potrebbe essere considerato uno sport anche leggere un libro”. A nulla è servito all’associazione che riunisce i giocatori di bridge rivolgersi alla corte suprema di giustizia, sostenendo che la loro disciplina è “uno sport per la mente”. La corte non concorda.
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