Il Papa nella sua visita a Lampedusa dell'8 luglio 2013 - Archivio Ansa
"Le frontiere, da sempre considerate come barriere di divisione, possono invece diventare 'finestre', spazi di mutua conoscenza, di arricchimento reciproco, di comunione nella diversità; possono diventare luoghi in cui si sperimentano modelli per superare le difficoltà che i nuovi arrivi comportano per le comunità autoctone".
Lo ha detto il Papa nell'udienza con i partecipanti al progetto con i migranti Snapshots from the borders che vede in prima linea Lampedusa. "Lo scenario migratorio attuale - ha detto ancora il Papa - è complesso e spesso presenta risvolti drammatici. Le interdipendenze globali che determinano i flussi migratori sono da studiare e capire meglio. Le sfide sono molteplici e interpellano tutti. Nessuno può rimanere indifferente alle tragedie umane che continuano a consumarsi in diverse regioni del mondo. Tra queste ci interpellano spesso quelle che hanno come teatro il Mediterraneo, un mare di confine, ma anche di incontro di culture".
Poi il pontefice ha sottolineato, ripetendo quanto già detto a Bari, il 23 febbraio di quest'anno, di fatto l'ultima sua uscita da Roma prima del lockdown, che "la comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità e luoghi nei quali i cittadini abbiano la possibilità di farsi carico del bene comune".
"Nel contempo, non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare - ha detto ancora il Papa richiamando quello discorso - muoia senza ricevere soccorso". "Certo, l'accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile; tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri".
Di fronte alle sfide poste dalle migrazioni "appare evidente come sono indispensabili la solidarietà concreta e la responsabilità condivisa, a livello sia nazionale che internazionale" e anche "l'attuale pandemia ha evidenziato la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene".
"Bisogna agire insieme, non da soli". Per papa Francesco infine "è anche fondamentale cambiare il modo di vedere e raccontare la migrazione: si tratta di mettere al centro le persone, i volti, le storie. Ecco allora l'importanza di progetti, come quello da voi promosso, che cercano di proporre approcci diversi, ispirati dalla cultura dell'incontro, che costituisce il cammino verso un nuovo umanesimo".