Il ricordo si affievolisce, il dolore rischia di raffreddarsi. Utilizza questa espressione Papa Francesco per descrivere la condizione che, da quasi quattro mesi, sta vivendo la popolazione ucraina. Lo fa al termine dell'udienza generale di questo mercoledì, parlando a braccio nei saluti ai pellegrini di lingua italiana. Dal Papa, ancora una volta, l'invito a non dimenticare il dramma della guerra. “Per favore, non dimentichiamo il popolo martoriato dell’Ucraina in guerra!”. “Non abituiamoci a vivere come se la guerra fosse una cosa lontana”, ha proseguito Francesco sempre fuori testo: “Il nostro ricordo, il nostro affetto, la nostra preghiera, il nostro aiuto, vada sempre vicino a questo popolo che soffre tanto e che sta portando avanti un vero martirio”.
“Da vecchi non si comanda più il proprio corpo. Bisogna imparare a scegliere cosa fare e cosa non fare”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata al “semplice e toccante racconto della guarigione della suocera di Pietro. “Nella vecchiaia anche una semplice febbre può essere pericolosa”, ha esordito Francesco, che poi ha aggiunto a braccio: “Da vecchi non possiamo fare le stesse cose che facevamo da giovani: il corpo ha un altro ritmo, dobbiamo accettare dei limiti. Tutti ne abbiamo: anche io devo andare col bastone oggi”. “Il vigore del fisico viene meno e ci abbandona, anche se il nostro cuore non smette di desiderare”, ha osservato il Papa: “Bisogna allora imparare a purificare il desiderio: avere pazienza, scegliere cosa domandare al corpo, alla vita”.
“La malattia pesa, sull’anziano, in modo diverso e nuovo rispetto a quando si è giovani o adulti”, ha spiegato Francesco: ”È come un colpo duro che si abbatte su un tempo già difficile. La malattia del vecchio sembra affrettare la morte e comunque diminuire quel tempo da vivere che già consideriamo ormai breve. Insinua il dubbio che non ci riprenderemo, che ‘questa volta sarà l’ultima che mi ammalo…’. Non si riesce a sognare la speranza in un futuro che appare ormai inesistente”. “Un famoso scrittore italiano, Italo Calvino, notava l’amarezza dei vecchi che soffrono il perdersi delle cose d’una volta, più di quanto non godano il sopravvenire delle nuove”, la citazione del Papa.
“Questa cultura dello scarto sembra cancellare gli anziani: non li uccide, ma socialmente li cancella, come se fossero un peso da portare avanti, ‘è meglio nasconderli’”. Lo ha ribadito, a braccio, il Papa, nella catechesi. “Questo è tradimento alla propria umanità, è la cosa più brutta, è selezionare la vita secondo l’utilità, secondo la giovinezza, e non la vita come è, con la saggezza dei vecchi, con i limiti dei vecchi”, il monito ancora fuori testo: “I vecchi hanno tanto da darci, c’è la saggezza della vecchiaia, hanno tanto da insegnarci. Per questo dobbiamo insegnare, anche da bambini, perché vadano dai nonni: il dialogo tra i giovani, i bambini e i nonni è fondamentale, per la società, per la Chiesa, per la vita. Dove non c’è dialogo tra vecchi e giovani manca qualcosa, cresce una società senza dialogo, cioè senza radici”.
“Anche da anziani si può, anzi, si deve servire la comunità”. Ne è convinto il Papa, che ha affermato: “È bene che gli anziani coltivino ancora la responsabilità di servire, vincendo la tentazione di mettersi da parte. Il Signore non li scarta, al contrario ridona loro la forza per servire. Gli anziani che conservano la disposizione per la guarigione, la consolazione, l’intercessione per i loro fratelli e sorelle – siano discepoli, siano centurioni, persone disturbate da spiriti maligni, persone scartate… –, sono forse la testimonianza più alta della purezza di questa gratitudine che accompagna la fede”. “Se gli anziani, invece di essere scartati e congedati dalla scena degli eventi che segnano la vita della comunità, fossero messi al centro dell’attenzione collettiva, sarebbero incoraggiati ad esercitare il prezioso ministero della gratitudine nei confronti di Dio, che non dimentica nessuno”, la tesi di Francesco. “Gesù, quando vede l’anziana donna malata, la prende per mano e la guarisce, lo stesso gesto che fa per resuscitare quella giovane che era morta: la prende per mano e la fa alzare, la guarisce rimettendola in piedi”, ha commentato il Papa, secondo il quale “Gesù, con questo gesto tenero d’amore, dà la prima lezione ai discepoli: la salvezza si annuncia o, meglio, si comunica attraverso l’attenzione a quella persona malata; e la fede di quella donna risplende nella gratitudine per la tenerezza di Dio che si è chinata su di lei. Se la prima lezione l’ha data Gesù, la seconda ce la dà l’anziana donna, che ‘si alzò e si mise a servirli’”.
IL VIDEO DELLA CATECHESI