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“Ci sono tanti sacerdoti, laici e suore che vanno in missione, anche in Italia”. E’ l’omaggio, a braccio del Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di oggi alla figura di san Francesco Saverio, considerato il più grande missionario dei tempi moderni, patrono delle missioni cattoliche.
“Ci sono tante donne e uomini che hanno fatto questo in modo esemplare, tanti missionari nascosti”, ha esordito Francesco a braccio a proposito dello zelo apostolico. “E questo è grande, uscire dalla patria per predicare il Vangelo”, ha commentato Francesco sempre fuori testo : “è lo zelo apostolico, lo dobbiamo coltivare tanto”.
Francesco Saverio, ha ricordato il Papa, nasce in una famiglia nobile ma impoverita della Navarra, nel nord della Spagna, nel 1506. Va a studiare all’università di Parigi per poter ottenere una carica ecclesiastica ben retribuita che gli assicuri l’avvenire: “È un giovane simpatico e brillante, eccelle nello sport e nello studio. Nel suo collegio incontra un compagno più anziano e un po’ speciale: Ignazio di Loyola”.
“E’ un giovane bravo, ma mondano”, ha proseguito a braccio: “lascia la sua carriere mondana per diventare missionario. Fa i voti, diventa sacerdote e va inviato all’Oriente. A quel tempo i sacerdoti inviati in Oriente erano inviati a mondi sconosciuti, e lui va lì perché era pieno di zelo apostolico”. “Parte così il primo di una numerosa schiera di missionari appassionati, pronti a sopportare fatiche e pericoli immensi, a raggiungere terre e incontrare popoli di culture e lingue del tutto sconosciute, spinti solo dal fortissimo desiderio di far conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo”, ha sottolineato il Papa.
“In poco più di undici anni compirà un’opera straordinaria”. Così ha sintetizzato la missione di san Francesco Saverio nelle Indie. “I viaggi in nave a quel tempo erano durissimi e pericolosi”, ha fatto notare Francesco: “Molti morivano in viaggio per naufragi o malattie. Oggi purtroppo muoiono perché li lasciamo morire nel Mediterraneo”, ha aggiunto a braccio. Saverio passa sulle navi oltre tre anni e mezzo, un terzo dell’intera durata della sua missione, ha proseguito il Papa: “Giunto a Goa, in India, la capitale dell’Oriente portoghese, culturale e commerciale. Saverio vi pone la sua base, ma non si ferma lì. Va ad evangelizzare i poveri pescatori della costa meridionale dell’India, lascia in buone mani il lavoro già avviato insegnando catechismo e preghiere ai bambini, battezzando e curando i malati. Poi, durante una preghiera notturna presso la tomba dell’apostolo San Bartolomeo, sente di dover andare oltre l’India. Lascia in buone mani il lavoro già avviato e salpa con coraggio per le Molucche, le isole più lontane dell’arcipelago indonesiano, dove in due anni di lavoro fonda diverse comunità cristiane”. “Che coraggio avevano questi santi missionari, anche quelli di oggi”, ha esclamato il Papa a braccio: “Adesso viaggiano in aereo, ma arrivati lì fanno tanti chilometri, si addentrano nelle foreste…”.
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San Francesco Saverio, inoltre, ”mette in versi il catechismo nella lingua locale e insegna a cantarlo”, ha sottolineato il Papa citando un passo delle sue lettere, dove descrive i suoi sentimenti: “I pericoli e le sofferenze, accolti volontariamente e unicamente per amore e servizio di Dio nostro Signore, sono tesori ricchi di grandi consolazioni spirituali. Qui in pochi anni si potrebbero perdere gli occhi per le troppe lacrime di gioia!”. “Piangeva di gioia vedendo l’opera del Signore”, il commento a braccio.
Il Papa, parlando di San Francesco Saverio, “il grande sonatore”, e del suo sogno di andare in Cina si sofferma sul fatto che “anche oggi la Cina è un polo culturale, ha una storia grande, una storia bellissima”. “Aveva l’inquietudine dell’apostolo di andare oltre, oltre, oltre”, ha spiegato a braccio Francesco: “In Giappone Saverio capisce che il Paese decisivo per la missione nell’Asia era un altro: la Cina. Con la sua cultura, la sua storia, la sua grandezza, esercitava di fatto un predominio su quella parte del mondo”. “Dopo il Giappone torna a Goa e poco dopo s’imbarca di nuovo sperando di poter entrare in Cina”, ha proseguito il Papa: “Ma il suo disegno fallisce: egli muore alle porte della Cina, sulla piccola isola di Sancian, davanti alle coste cinesi, aspettando invano di poter sbarcare sulla terraferma vicino a Canton. Il 3 dicembre 1552, in totale abbandono, solo un cinese è accanto a lui a vegliarlo. Così termina il viaggio terreno di Francesco Saverio”. “Aveva soltanto quarantasei anni, aveva speso la vita con la missione, con lo zelo apostolico”, il ritratto a braccio di Francesco: “parte dalla Spagna colta e arriva davanti al Paese più colto del mondo in quel momento, e muore davanti alla grande Cina, accompagnato da un cinese: tutto un simbolo”.
IL VIDEO DELLA CATECHESI