Il cardinale Petrocchi - Archivio Avvenire
Sarà il primo Papa ad aprire la Porta Santa della Basilica di Collemaggio in occasione della Perdonanza. Il gesto arriverà al culmine del programma dell’odierna visita pastorale di poco più di 4 ore che inizierà con l’arrivo di Francesco a L’Aquila in elicottero alle 8,45 sul prato dello stadio Gran Sasso d’Italia, dove saranno ad attenderlo l’arcivescovo cardinale Giuseppe Petrocchi, il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, il prefetto dell’Aquila Cinzia Torraco e il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi. Quindi il trasferimento in auto a Piazza Duomo, dove accompagnato da Petrocchi, il Papa entrerà in forma privata nella Cattedrale, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009 e la cui ricostruzione dovrebbe partire a breve. Alle 9,15, dal sagrato del Duomo il Pontefice rivolgerà un saluto ai familiari delle 309 vittime del terremoto, alle autorità e ai cittadini presenti. Quindi, in papamobile, si trasferirà tra due ali di cittadini e fedeli alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Sul piazzale antistante la Basilica ci sarà l’altare dove papa Francesco, alle 10, presiederà la celebrazione eucaristica, terrà l’omelia e poi l’Angelus, trasmessi in diretta tivù, cui seguirà il rito di apertura della Porta Santa. Alle 12,30 il Pontefice si congederà e in auto raggiungerà lo stadio Gran Sasso dove l’attende l’elicottero per far rientro in Vaticano. La visita apostolica di papa Francesco anticiperà i tempi dell’antico rituale del 28 agosto. Normalmente infatti l’apertura della Porta Santa avviene ai vespri del 28 agosto e si protrae fino a quelli del giorno successivo. In questo caso ci sarà un anticipo di diverse ore.
Il Papa darà “un valore universale” al messaggio di Celestino e ricorderà a tutti che anche dalla sofferenza più acuta possono scaturire pienezze inedite. L’arcivescovo di L’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, alla vigilia della visita pastorale di Francesco sottolinea come il perdono sia strettamente connesso all’«ecologia dell’anima».
Come è nata l’idea di invitare il Papa per la Perdonanza?
Venendo a L’Aquila ho scoperto il tesoro spirituale contenuto nel messaggio della Perdonanza e ho notato i motivi di intensa consonanza tra gli insegnamenti di Celestino V e il magistero di papa Francesco, centrato sul tema della misericordia. Successivamente, il 4 giugno 2021, il Papa mi ha concesso un’udienza; nel corso del colloquio, la conversazione ha toccato anche la situazione aquilana, sia sul versante ecclesiale come nella prospettiva della ricostruzione. Mi è sembrato che la Provvidenza mi spalancasse una porta inaspettata: allora ho messo in campo l’invito, trovando subito un’accoglienza benevola, perché il Papa porta nel cuore le vicende drammatiche della nostra gente.
Tra le consonanze c’è anche il legame tra perdono ed «ecologia dell’anima».
Faccio una premessa. Siamo stati creati per Amore e chiamati all’Amore. Il verbo amare ha tre declinazioni fondamentali che sono tra di loro connesse da un dinamismo circolare: “essere amati”, “amarsi” e “amare”. Di conseguenza, tutto ciò che promuove questo dinamismo (che apre all’Amore proveniente da Dio e permette di stabilire un rapporto positivo con noi stessi) rende l’uomo più uomo, e lo fa sempre di più a immagine e somiglianza di Dio. Di contro, tutto ciò che indebolisce questo dinamismo produce gravi guasti a livello spirituale, determinando disordini etici e scompensi relazionali: così si perde la pace. L’«ecologia dell’anima» sta nel fatto che diventiamo capaci di avere cura del nostro «ambiente interiore», secondo il progetto di Dio, facendo in modo che gli aspetti di negatività vengano gradualmente neutralizzati e le buone doti siano potenziate e messe a servizio degli altri.
Quale significato ha per la Città la presenza di Francesco?
È un evento di straordinaria importanza, innanzitutto perché papa Francesco raccoglie la tradizione della Perdonanza celestiniana, che scorre ininterrotta da 728 anni: la arricchisce con il suo magistero e la proietta a livello universale. La visita del Papa costituisce un forte richiamo ai valori della riconciliazione e della conversione, ma ha pure una valenza esistenziale, perché il Successore di Pietro svolgerà anche un ministero di consolazione. Infatti, il terremoto che ha colpito L’Aquila e il suo territorio il 6 aprile 2009, ha provocato non soltanto devastazioni edilizie e numerosi morti, ma ha causato anche fratture nel cuore, nella mente, nei rapporti interpersonali. C’è un dolore profondo che ha bisogno di essere riconosciuto, di essere abbracciato e di ricevere una parola di speranza, perché consolare non vuol dire pretendere di anestetizzare a tutti i costi sofferenze che, essendo radicate nell’amore, hanno un carattere sacro.
Non a caso il Papa inizierà la sua visita proprio da piazza Duomo, “abbracciando” i parenti delle vittime.
Il dolore di una mamma e di un papà che perdono i figli manifesta un amore che è più forte della morte, perché la morte non può reciderlo, visto che quell’amore porta il sigillo di Dio ed è eterno. La consolazione da parte del Papa aiuta le persone a dare significato a questa sofferenza e a riconoscerla come una fonte di grazia. Infatti, nella Pasqua di Gesù qualunque sofferenza, anche la più acuta ed estrema, viene assunta e trasformata: e Dio, che è onnipotente, attraverso l’effusione del Suo Spirito, la rende una porta che immette nella risurrezione. La partecipazione alla Pasqua del Signore ci consente di accedere a pienezze inedite e spalanca entusiasmanti dimensioni di unità con Lui, dentro di noi e con gli altri.
Francesco è il primo Pontefice dopo 728 anni ad aprire la Porta Santa. La sua presenza, soprattutto in un momento in cui nel mondo c’è bisogno di pace, darà ancor più una valenza planetaria al messaggio di Celestino V?
Il messaggio della Perdonanza – dentro cui viaggia l’esortazione alla misericordia che papa Francesco ha rivolto agli uomini di “buona volontà” – dovrebbe arrivare a tutte le genti, specialmente ai popoli che stanno vivendo conflitti sconvolgenti, come in Ucraina. Il perdono, infatti, è profondamente legato alla pace. Papa Francesco, riprendendo l’insegnamento dei suoi predecessori, ha sottolineato con vigore l’interazione (evangelica e umana) che si stabilisce in un “trinomio” teologico ed etico: pace, giustizia e misericordia. La pace viene generata dalla giustizia: se manca la giustizia la pace non può sussistere come valore stabile, condiviso e costruttivo. Non si va oltre a forme precarie di tregua, perché la pace nasce da una vera sintonia delle menti e dei cuori. La pace dunque è figlia della giustizia, ma la giustizia - dice papa Francesco - non può operare autenticamente ed efficacemente se non è animata dalla misericordia. Perché una giustizia senza misericordia diventa aspra e vendicativa: una giustizia non equa, quindi non capace di ricomporre il bene che è stato violato e di ricostituire un ordine che è stato lacerato. L’esortazione a vivere la misericordia diventa fondamentale per invitare tutti a immettersi, attraverso la giustizia, sulla via della pace. Un messaggio, questo, che oggi deve risuonare forte: dovunque e per ognuno.