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"Il destino di ogni uomo è legato a quello degli altri. Non c'è un destino solitario". Lo ha sottolineato papa Francesco ricevendo in udienza i partecipanti all'Incontro promosso dalla Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari (Cmis), ai quali ha ribadito come occorra non uniformarsi "alla corrente dominante" presente in molti luoghi, nella politica, nella società, nella cultura, in cui "si rinuncia a pensare" per un proprio comodo.
Il Pontefice ha ricordato la "peculiare missione" degli Istituti secolari che li porta "a essere in mezzo alla gente, per conoscere e comprendere quello che passa nel cuore degli uomini e donne di oggi, per gioire insieme e per patire insieme, con lo stile della vicinanza. Che è lo stile di Dio". Da Francesco quindi l'incoraggiamento a continuare nella loro "vocazione di frontiera", a volte "custodita nella discrezione del riserbo".
"In più occasioni avete rimarcato che - ha continuato - non sempre siete conosciuti e riconosciuti dai pastori e questa mancanza di stima vi ha portato forse a ritirarvi, a sottrarvi dal dialogo. Questo non va bene".
"Eppure la vostra è una vocazione che apre strade", "non fa rimanere fermi". "Penso ai contesti ecclesiali bloccati dal clericalismo, che è una perversione, dove la vostra vocazione dice la bellezza di una secolarità benedetta aprendo la Chiesa alla vicinanza a ogni uomo e donna. Penso alle società dove i diritti della donna vengono negati e dove voi, come è successo anche in Italia con la beata Armida Barelli, avete la forza per cambiare le cose promuovendone la dignità. Penso a quei luoghi, che sono tanti, nella politica, nella società, nella cultura, in cui si rinuncia a pensare, ci si uniforma alla corrente dominante o al proprio comodo, mentre voi siete chiamati a ricordare che il destino di ogni uomo è legato a quello degli altri. Non c'è un destino solitario".
"La vostra peculiare missione - ha infine precisato - vi porta a essere in mezzo alla gente, per conoscere e comprendere quello che passa nel cuore degli uomini e donne di oggi, per gioire insieme e per patire insieme, con lo stile della vicinanza. Che è lo stile di Dio". Quindi l'invito a non stancarsi di "mostrare il volto di una Chiesa che ha bisogno di riscoprirsi in cammino con tutti, di accogliere il mondo con tutte le sue fatiche e bellezze".