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Il primo pensiero è stato per l'Ucraina ma il Papa riflette su tutto il mondo, nel quale si vive "la terza guerra mondiale", c'è una "carestia di pace". E per questo ha invitato la comunità internazionale ad adoperarsi per la fine dei conflitti.
Nel tradizionale messaggio natalizio, nel corso del quale papa Francesco ha impartito la benedizione 'Urbi et Orbi', alla città e al mondo, c'è anche un passaggio sull'Iran per il quale si chiede la "riconciliazione" e la fine di "ogni spargimento di sangue". Non manca lo sguardo al Medio Oriente, dalla Siria al Libano. Ma Papa Francesco prega in particolare per la Terra Santa, affinché riprenda "il dialogo" e "la reciproca fiducia" tra israeliani e palestinesi.
Nel giorno di Natale il Papa ha ripercorso le ferite del pianeta e ha indicato le sue priorità geopolitiche, dalla cessazione dei conflitti al sostegno dei Paesi più poveri. Perché le guerre sono legate a doppio filo con la povertà. Ne è una prova la crisi del grano, innescata dal conflitto in Ucraina, che trova spazio nel messaggio natalizio del Papa.
“Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore – ha affermato Francesco – ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo”.
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“Il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace” ha continuato il Papa nel Messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro: “Pensiamo alla Siria, ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito; e pensiamo alla Terra Santa, dove nei mesi scorsi sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti. Imploriamo il Signore perché là, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Israeliani e Palestinesi. Gesù Bambino sostenga le comunità cristiane che vivono in tutto il Medio Oriente, perché in ciascuno di quei Paesi si possa vivere la bellezza della convivenza fraterna tra persone appartenenti a diverse fedi. Aiuti in particolare il Libano – ha proseguito Francesco -, perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della Comunità internazionale e con la forza della fratellanza e della solidarietà. La luce di Cristo illumini la regione del Sahel, dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni è sconvolta da scontri e violenze. Orienti verso una tregua duratura nello Yemen e verso la riconciliazione nel Myanmar e in Iran, perché cessi ogni spargimento di sangue. Ispiri le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà nel continente americano, ad adoperarsi per pacificare le tensioni politiche e sociali che interessano vari Paesi; penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo”.
“Pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi”. È stato l’invito di Francesco in Piazza San Pietro: “La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra – lo sappiamo – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti”.
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Quindi Francesco ha sollecitato “tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace”: “Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri cari, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere”. Gesù viene in un mondo “malato di indifferenza” che lo respinge “come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri”. “Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo”, ha concluso il Papa: “Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani”.
IL VIDEO DELLA BENEDIZIONE URBI ET ORBI