Papa Francesco (Foto Ansa d'archivio)
A quasi un anno dal crollo del Ponte Morandi, papa Francesco si rivolge ai genovesi e parla di una "ferita inferta al cuore della vostra città, una tragedia per chi ha perso i propri congiunti, un dramma per i feriti, un evento comunque sconvolgente per chi è stato costretto a lasciare le proprie case vivendo da sfollato". Queste le parole del Pontefice in una lettera pubblicata sui quotidiani La Stampa e Secolo XIX , in cui papa Francesco dice ai genovesi di non averli dimenticati.
"Ho pregato e prego per le vittime, per i loro familiari, per i feriti, per gli sfollati, per voi tutti, per Genova", continua Papa Francesco e aggiunge che di fronte a eventi di questo genere, il dolore per le perdite subite "è lancinante e non facile da lenire, come pure è comprensibile il sentimento di non rassegnazione di fronte a un disastro che poteva essere evitato".
Il Pontefice, dice poi di non avere risposte, perché dopo queste tragedie "c'è da piangere, rimanere in silenzio, interrogarci sulla ragione della fragilità di ciò che costruiamo, e c'è soprattutto da pregare".
Poi, però, porta un messaggio di speranza che vuole trasmettere ai genovesi: "Non lasciate che le vicende della vita spezzino i legami che tessono la vostra comunità, cancellino la memoria di ciò che ha reso così importante e significativa la sua storia". E ricorda: "Io sempre quando penso a Genova penso al porto. Penso al luogo da dove partì mio padre. Penso alla quotidiana fatica, alla caparbia volontà e alle speranze dei genovesi". Poi, aggiunge, "Oggi voglio dirvi una cosa innanzitutto: sappiate che non siete soli".
IL RICHIAMO DEL PAPA A NON PERDERE LA SPERANZA E A COLTIVARE I LEGAMI DI COMUNITÀ CHE CI UNISCONO
Ancora in uno dei passaggi della lettera, papa Francesco sottolinea anche che i genovesi sono "capaci di grandi gesti di solidarietà", non si arrendono e sanno "stare al fianco di chi ha più bisogno".
"Vorrei dirvi anche che non siete soli perché la comunità cristiana, la Chiesa di Genova, è con voi e condivide le vostre sofferenze e le vostre difficoltà. Quanto più siamo coscienti della nostra debolezza, della precarietà della nostra condizione umana, tanto più riscopriamo la bellezza delle relazioni umane, dei legami che ci uniscono, come famiglie, comunità, società civile".
"Dopo una grande tragedia che ha ferito le vostre famiglie e la vostra città - conclude Francesco - avete saputo reagire, rialzarvi, guardare avanti. Non perdete la speranza, non lasciatevela rubare. Continuate a stare al fianco di coloro che sono stati più colpiti".