lunedì 1 luglio 2024
Francesco ricorda i martiri del nostro tempo e lancia un appello perché tutti «siano accolti e amati senza etichette». La preghiera: «Si convertano i cuori di coloro che vogliono la guerra»
Il Papa alla preghiera dell'Angelus del 30 giugno 2024

Il Papa alla preghiera dell'Angelus del 30 giugno 2024 - Ansa

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Viviamo «in un tempo di martirio, ancor più dei primi secoli». In varie parti del mondo «tanti nostri fratelli e sorelle subiscono discriminazione e persecuzione a causa della fede, fecondando così la Chiesa. Altri poi affrontano un martirio “coi guanti bianchi”». Così ieri il Papa, al termine della preghiera dell’Angelus – alla quale hanno partecipato 15mila persone in piazza San Pietro –, ha ricordato le donne e gli uomini che ancora oggi sono vittime di sopprusi, violenze ed emarginazione a causa della loro fede da cristiani. «Sosteniamoli e lasciamoci ispirare dalla loro testimonianza di amore per Cristo», ha aggiunto il Pontefice.

Poi il consueto appello per la pace: «In questo ultimo giorno di giugno, imploriamo il Sacro Cuore di Gesù di toccare i cuori di quanti vogliono la guerra, perché si convertano a progetti di dialogo e di pace – ha detto Francesco –. Fratelli e sorelle, non dimentichiamo la martoriata Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e tanti altri luoghi dove si soffre tanto a causa della guerra!».

Poco prima il Papa aveva lanciato una provocazione nel segno dell’apertura e dell’accoglienza, oltre che della fratellanza che dovrebbe essere la base per ogni convivenza civile pacifica: «La Chiesa e la società non escludano, non escludano nessuno, non trattino nessuno da “impuro”, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza etichette, senza pregiudizi, sia amato senza aggettivi.

Parole che hanno concluso la riflessione sui due miracoli compiuti nel racconto evangelico della liturgia di ieri, la guarigione dell’emorroissa e la risurrezione della figlia di Giairo. Entrambe, ha notato il Papa, erano considerate «impure e quindi con loro non poteva esserci un contatto fisico. E invece Gesù si lascia toccare e non ha paura di toccare. Prima ancora della guarigione fisica, egli mette in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall’altra. Invece, Dio non fa questa separazione, perché tutti siamo suoi figli, e l’impurità non deriva da cibi, malattie, e nemmeno dalla morte, ma l’impurità viene da un cuore impuro».

«Fissiamo nel cuore questa immagine che Gesù ci consegna – ha aggiunto Francesco –: Dio è uno che ti prende per mano e ti rialza, uno che si lascia toccare dal tuo dolore e ti tocca per guarirti e ridonarti la vita. Egli non discrimina nessuno perché ama tutti».
Da qui la domanda diretta: «Dio, il Signore Gesù, etichetta le persone? Ognuno si risponda. Dio etichetta le persone? E io, vivo continuamente etichettando le persone?». Infine l’invito chiaro ad accogliere tutti. Senza etichette.

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