Un gruppo di migranti salvato al largo della Libia da Sos Humanity - Ansa
L’impegno è «far sì che gli abitanti dei luoghi loro affidati possano vivere bene». Per riuscirci occorre «mettere in relazione l’insieme con le parti, il centro con le periferie, il bene comune con l’attenzione ai singoli». Incontrando i prefetti della Repubblica italiana, il Papa ha indicato lo stile che dovrebbe orientare le loro azioni, a partire dalle principali sfide che interpellano ordine pubblico e sicurezza, in rapporto ai servizi alle persone e alle comunità.
In particolare, parlando di ordine pubblico, «aspetto prioritario del lavoro» dei prefetti, Francesco sottolinea l’importanza di coniugare il rispetto della legge con l’attenzione all’umano. «Legalità e umanità insieme, per dare alle disposizioni la necessaria applicazione e al contempo accostarsi anche a chi sbaglia con il rispetto dovuto, conciliando la tutela delle vittime con l’equo trattamento dei colpevoli». In tal senso, prosegue il Pontefice, «può far bene ricordare una massima antica, che si riferisce all’ordine di vita personale: “serva ordinem et ordo servabit te”, “serba l’ordine e l’ordine ti salverà”. È un’affermazione saggia, perché non si può amministrare l’ordine pubblico senza un ordine personale e interiore».
Ma questa disciplina vale anche nel contesto dalle criticità ambientali, portate drammaticamente all’attenzione della cronaca dai recenti disastri avvenuti in Emilia-Romagna, Toscana e Sicilia. Però proprio in quelle circostanze, spiega Francesco, «abbiamo avuto modo di ammirare, al di là di sterili polemiche, le migliori qualità del popolo italiano, che soprattutto nelle difficoltà sa unirsi in modo esemplare, congiungendo la solerzia delle istituzioni all’impegno dei cittadini. A voi è toccato il compito di gestire al meglio le risorse disponibili e di mettere in sinergia operatori pubblici e privati».
Il presepe allestito in piazza San Pietro - Ansa
L’altra criticità riguarda, infine, i flussi migratori. E qui, avverte il Pontefice, si tratta «di volti, e non di numeri: persone che non si possono semplicemente classificare, ma che occorrerebbe abbracciare; fratelli e sorelle che hanno bisogno di essere sottratti dai tentacoli delle organizzazioni criminali, capaci di speculare senza alcuna pietà sulle loro disgrazie». Dobbiamo stare attenti, prosegue il Pontefice: «i migranti vanno ricevuti, accompagnati, promossi e integrati. Se non c’è questo, c’è pericolo; se non c’è questo cammino verso l’integrazione, c’è pericolo. E questo mi fa pensare anche a un altro problema. I migranti aiutano, quando si inseriscono bene. L’Italia è una terra dove mancano i figli, e vengono i migranti. A me preoccupa il problema della poca natalità qui in Italia. Mi diceva uno dei miei segretari che andava per la piazza l’altro giorno – aggiunge il Papa -: si è avvicinata una signora che aveva un carrello col bambino; lui va per accarezzare il bambino… era un cagnolino! I cagnolini sono al posto dei figli. Pensate questo. La responsabilità che gli italiani hanno di fare i figli per crescere e anche per ricevere i migranti come figli».
Fin qui dunque il perimetro delle priorità affidato ai prefetti, che il Papa ringrazia per lo stile della loro azione, «perché – conclude - vi adoperate per la pacifica convivenza nei territori così variegati della nostra Italia, ricca di tradizioni e di valori che parlano di coesione, di accoglienza, e di solidarietà».