Lo striscione esposto per per sostenere la liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo - Ansa
Papa Francesco questa mattina ha incontrato i familiari dei pescatori di Mazara del Vallo che dal 1° settembre sono stati arrestati in Libia dalla milizia del generale Khalifa Haftar. Già domenica 18 ottobre il Papa aveva lanciato un appello alll'Angelus.
"Aspettiamo una buona notizia. Siamo appena usciti dall'incontro con il Papa che abbiamo ringraziato per la sua preghiera di domenica per noi e per i nostri pescatori. Purtroppo, a causa del Covid, non ci siamo potuti avvicinare ma le sue parole ci hanno dato speranza". Sono i due armatori dei due pescherecci sequestrati in Libia, Leonardo Gancitano e Marco Marrone, assieme a 4 familiari ad essere entrato sono entrati a Santa Marta. Altri due familiari sono invece rimasti davanti la sede della Camera per non lasciare il presidio.
Un incontro che ha dato speranza a queste famiglie che da quasi due mesi attendono col fiato sospeso. "Aspettiamo una buona notizia e la mia sensazione è che possa arrivare da un momento all'altro. Finché non vediamo tornare le nostre barche siamo con il cuore spezzato - aggiunge Gancitano - Oggi sono 31 giorni che siamo davanti a Montecitorio, aspettiamo questa settimana per vedere se ci saranno novità. Sicuramente noi non andremo via da Roma fin quando i nostri pescatori e i nostri pescherecci non saranno liberati".
"L'ultima volta che li abbiamo sentiti - conclude l'armatore - era il 16 settembre: ci ha chiamato il comandante della Medinea per dirci che erano in galera. Da allora solo silenzio".
E il Papa ha inviato un aiuto alle famiglie di altri marinai, quelli deceduti mentre erano in navigazione dal porto di Napier, in Nuova Zelanda verso il porto di Jingtang, a Tangshan, in Cina. La nave su cui viaggiavano, la "M/V Gulf Livestock 1, è affondata nel mare del Giappone vicino all’isola di Amami Oshima, il 2 settembre scorso. Una disgrazia dovuta ad un’avaria al motore principale mentre imperversava il tifone Maysak. A bordo 39 filippini, 2 australiani e 2 neozelandesi. Alle loro famiglie e ai due sopravvissuti al disastro ha pensato papa Francesco, attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, inviando un contributo economico insieme a un piccolo dono personale in segno di vicinanza e solidarietà.