martedì 13 settembre 2022
Iniziato il 38° viaggio apostolico: tre giorni nel cuore dell'Asia per partecipare al Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali. Ai giornalisti in volo: sono pronto ad andare in Cina
Il Papa incontra il presidente kazako

Il Papa incontra il presidente kazako - Reuters

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«Vengo per amplificare il grido di tanti che implorano la pace, via di sviluppo essenziale per il nostro mondo globalizzato». Dentro alle pareti inclinate di un edificio immaginato come un fiore della steppa ma anche metafora del dinamismo della musica stessa, nell’auditorium del Qazaq Concert Hall papa Francesco si è rivolto alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico mettendo subito in chiaro i motivi che lo hanno spinto ad accettare l’invito per partecipare all’appuntamento mondiale di capi religiosi che si svolge nella capitale kazaka: «Io vi giungo nel corso della folle e tragica guerra originata dall’invasione dell’Ucraina, mentre altri scontri e minacce di conflitti mettono a repentaglio i nostri tempi».

Il Kazakistan è crocevia di rilevanti snodi geopolitici. Riveste «un ruolo fondamentale nell’attenuare le conflittualità», afferma il Papa e qui Giovanni Paolo II venne a seminare speranza subito dopo i tragici attentati del 2001 alle Torri Gemelle e al Pentagono negli Stati Uniti. Durante la sua visita, Giovanni Paolo II aveva invocato la pacifica convivenza di religioni ed etnie, come quella kazaka, russa, ucraina e molte altre che si trovano all’interno del Paese, che con i circa centocinquanta gruppi etnici e le più di ottanta lingue parlate è diventato emblematico di una pacifica convivenza.

Per Francesco è perciò «Paese d’incontro», «ponte fra l’Europa e l’Asia», «anello di congiunzione tra Oriente e Occidente». E prendendo a simbolo lo strumento musicale tipico del Paese, la dombra, sottolinea soprattutto che nel Paese «risuonano le note di due anime, quella asiatica e quella europea», che ne fanno una permanente «missione di collegamento tra due continenti».

Il pellegrino di pace, in cerca di dialogo e di unità, perché «il nostro mondo ne ha urgente bisogno» continua così a tessere ogni occasione per ribadire l’urgenza alla quale sono chiamate a contribuire in modo particolare le religioni. L’importanza del Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali che dal 2003 si svolge a Nur-Sultan vede dunque per la prima volta la partecipazione di un Pontefice.

E da qui richiama le autorità alla necessità di allargare l’impegno diplomatico a favore del dialogo e dell’incontro, «perché il problema di qualcuno è oggi problema di tutti, e chi al mondo detiene più potere ha più responsabilità nei riguardi degli altri, specialmente dei Paesi messi maggiormente in crisi da logiche conflittuali. A questo – afferma il Papa – si dovrebbe guardare, non solo agli interessi che ricadono a proprio vantaggio».

E dall’auditorium, rivestito in legno di ciliegio americano fa arrivare a tutti il messaggio che è l’ora di «evitare l’accentuarsi di rivalità e il rafforzamento di blocchi contrapposti». «Abbiamo bisogno di leader che, a livello internazionale, permettano ai popoli di comprendersi e dialogare – riprende – e generino un nuovo “spirito di Helsinki”».

Leader che, per il Papa, dovrebbero finalmente mostrare la volontà di «rafforzare il multilateralismo, di costruire un mondo più stabile e pacifico pensando alle nuove generazioni» e abbiano «comprensione, pazienza e dialogo con tutti. Ripeto, con tutti». Non manca poi il richiamo alla «buona politica» fatta di «ascolto della gente e di risposte ai suoi legittimi bisogni, di costante coinvolgimento della società civile e delle organizzazioni non governative e umanitarie, di particolare attenzione nei riguardi dei lavoratori, dei giovani e delle fasce più deboli», di contrasto alla corruzione.

È questo stile politico «realmente democratico», per papa Francesco la risposta più efficace a possibili «estremismi, personalismi e populismi, che minacciano la stabilità e il benessere dei popoli».

Prima dell’incontro con le autorità, il Papa è andato incontro al presidente Kassym-Jomart K. Tokayev sulla sedia rotelle nel dorato palazzo presidenziale di Ak Orda per la cerimonia di benvenuto in Kazakistan. E nell’affollato auditorium, seduto accanto al presidente – che ha ricordato i trent’anni dall’avvio delle relazioni diplomatiche tra il Kazakistan e il Vaticano – Francesco ha espresso il suo apprezzamento per la rinuncia agli armamenti nucleari che questo Paese ha intrapreso con decisione, così come per lo sviluppo di politiche energetiche e ambientali incentrate sulla decarbonizzazione e sull’investimento in fonti pulite, insieme all’attenzione per il dialogo interreligioso.

Il viaggio in aereo: sono pronto ad andare in Cina

"Sono pronto ad andare in Cina”. Nel volo verso la capitale kazaka Nur-Sultan così Papa Francesco ha risposto al corrispondente de La Croix, riguardo alla presenza nei prossimi giorni di Xi Jinping in Kazakistan. Papa Francesco ha ricevuto anche i dolci per la festa cinese della luna mandati dal pittore di Pechino Yan Zhang, autore del ritratto di Giovanni Paolo I, esposto sulla facciata di San Pietro per la beatificazione lo scorso 4 settembre. Sull'aereo che lo porta a sud della Russia e al confine con la Cina per il Congresso dei leader religiosi come pellegrino di dialogo e di pace, il Papa ha salutato uno per uno, camminando con l’aiuto del bastone, gli oltre settanta giornalisti presenti. Un’associazione messicana, tramite la corrispondente di Televisa, ha donato a Papa Francesco la rappresentazione plastica di una colomba usata nei premi Nobel per la pace.


Francesco si era recato intorno alle 6.30 da Casa Santa Marta all'aeroporto di Roma-Fiumicino. L'aereo è decollato intorno alle 7.36, destinazione Nur-Sultan, l'avveniristica capitale kazaka nota fino al marzo 2019 come Astana. al termine delle quali il volo papale atterrerà nell'Aeroporto internazionale.


Il telegramma al presidente Mattarella
Circa 6.30 le ore di volo, durante le quali l'Airbus sorvolerà Italia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azerbaigian. Nel momento di lasciare l'Italia, il Papa ha inviato un consueto telegramma al presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in cui rivolge al capo di Stato e a tutti gli italiani il suo "cordiale saluto, che accompagno con auspici di serenità e di concordia unito alla preghiera a Dio per il bene e il progresso di tutta la nazione”.

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