Il Papa all'Angelus dell'11 agosto - Vatican Media
Pochi giorni dopo l'anniversario del bombardamento atomico delle città di Hiroshima e Nagasaki, papa Francesco lancia un nuovo appello per la pace. Lo ha fatto ieri al termine della consueta preghiera domenicale dell'Angelus in piazza San Pietro, davanti a 12mila persone: «Mentre continuiamo a raccomandare al Signore le vittime di quegli eventi e di tutte le guerre, rinnoviamo la nostra intensa preghiera per la pace, specialmente per la martoriata Ucraina, il Medio Oriente, Palestina, Israele, il Sudan e il Myanmar», ha detto il Pontefice.
Nel giorno in cui si celebrava anche la memoria di santa Chiara, inoltre, un pensiero è andato «a tutte le Clarisse e in particolare a quelle di Vallegloria a cui mi lega una bella amicizia». Il monastero di Vallegloria si trova in Umbria, a Spello, in diocesi di Foligno, dove Francesco si è recato in visita un paio in un paio di occasioni.
Il Pontefice non ha voluto far mancare una preghiera anche per le vittime dell'incidente aereo di San Paolo, in Brasile, costato la vita a 61 persone.
Nella riflessione sulle letture del giorno, il Papa si è soffermato sulla reazione scandalizzata dei Giudei davanti alle parole di Gesù, che, così come racconta il Vangelo di Giovanni, afferma «io sono disceso dal cielo». «Sono bloccati, nella loro fede, dal preconcetto nei confronti delle sue origini umili e anche bloccati dalla presunzione, perciò, di non avere nulla da imparare da Lui - ha sottolineato Francesco -. I preconcetti e la presunzione, quanto male ci fanno! Impediscono un dialogo sincero, un avvicinamento tra fratelli: state attenti ai preconcetti e alla presunzione! Hanno i loro schemi rigidi, e non c’è posto nel loro cuore per ciò che non vi rientra, per quello che non possono catalogare e archiviare negli scaffali impolverati delle loro sicurezze. E questo è vero: tante volte le nostre sicurezze sono chiuse, impolverate, come i libri vecchi».
Poi l'invito: «Prestiamo attenzione a tutto questo, perché a volte può succedere lo stesso anche a noi, nella nostra vita e nella nostra preghiera: può accaderci, cioè, che invece di metterci veramente in ascolto di quello che il Signore ha da dirci, cerchiamo da Lui e dagli altri solo una conferma a quello che pensiamo noi, una conferma alle nostre convinzioni, ai nostri giudizi, che sono pre-giudizi». Ma questo modo di rivolgerci a Dio, ha aggiunto il Pontefice, «non ci aiuta ad incontrare Dio, ad incontrarlo davvero, né ad aprirci al dono della sua luce e della sua grazia, per crescere nel bene, per fare la sua volontà e per superare le chiusure e le difficoltà».
E, infine, l'esortazione a «fare veramente silenzio» per mettersi in ascolto di Dio, predisponendosi «ad accogliere la sua voce» al di là dei nostri schemi, per vincere così le nostre paure.