2. Il tema scelto dalla FAO per la celebrazione di quest'anno parla di: "Sistemas alimentarios sostenibles para la seguridad alimentaria y la nutrición". Mi pare di leggervi un invito a ripensare e rinnovare i nostri sistemi alimentari, in una prospettiva solidale, superando la logica dello sfruttamento selvaggio del creato ed orientando meglio il nostro impegno di coltivare e custodire l'ambiente e le sue risorse per garantire la sicurezza alimentare e per camminare verso una nutrizione sufficiente e sana per tutti. Questo comporta un serio interrogativo sulla necessità di modificare concretamente i nostri stili di vita, compresi quelli alimentari, che, in tante area del pianeta, sono segnati da consumismo, spreco e sperpero di alimenti. I dati forniti in merito dalla FAO indicano che circa un terzo della produzione alimentare mondiale è indisponibile a causa di perdite e di sprechi sempre più ampi. Basterebbe eliminarli per ridurre in modo drastico il numero degli affamati. I nostri genitori ci educavano al valore di quello che riceviamo e che abbiamo, considerato come dono prezioso di Dio.Ma lo spreco di alimenti non è che uno dei frutti di quella "cultura dello scarto" che spesso porta a sacrificare uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo; un triste segnale di quella "globalizzazione dell’indifferenza", che ci fa lentamente "abituare" alla sofferenza dell’altro, quasi fosse normale. La sfida della fame e della malnutrizione non ha solo una dimensione economica o scientifica, che riguarda gli aspetti quantitativi e qualitativi della filiera alimentare, ma ha anche e soprattutto una dimensione etica ed antropologica. Educarci alla solidarietà significa allora educarci all’umanità: edificare una società che sia veramente umana vuol dire mettere al centro, sempre, la persona e la sua dignità, e mai svenderla alla logica del profitto. L’essere umano e la sua dignità sono «pilastri su cui costruire regole condivise e strutture che, superando il pragmatismo o il solo dato tecnico, siano in grado di eliminare le divisioni e colmare i divari esistenti» " (Cfr. Discorso ai partecipanti della 38a sessione della FAO, 20 giugno 2013).3. E’ ormai alle porte l'Anno internazionale che, per iniziativa della FAO, sarà dedicato alla famiglia rurale. Questo fatto mi offre l’opportunità di proporre un terzo elemento di riflessione: l’educazione alla solidarietà e ad uno stile di vita che superi la "cultura dello scarto" e metta realmente al centro ogni persona e la sua dignità, parte dalla famiglia. Da questa, che è la prima comunità educativa, si impara ad avere cura dell’altro, del bene dell’altro, ad amare l’armonia della creazione e a godere e condividere i suoi frutti, favorendo un consumo razionale, equilibrato e sostenibile. Sostenere e tutelare la famiglia affinché educhi alla solidarietà e al rispetto, è un passo decisivo per camminare verso una società più equa e umana.
La Chiesa cattolica percorre con voi queste strade, consapevole che la carità, l’amore è l’anima della sua missione. Che l’odierna celebrazione non sia una semplice ricorrenza annuale, ma una vera occasione per provocare noi stessi e le istituzioni ad operare secondo una cultura dell’incontro e della solidarietà, per dare risposte adeguate al problema della fame e della malnutrizione e alle altre problematiche che riguardano la dignità di ogni essere umano. Nel formulare, Signor Direttore Generale, il mio cordiale augurio perché l'opera della FAO sia sempre più efficace, invoco su di Lei e su quanti collaborano a questa fondamentale missione la Benedizione di Dio Onnipotente.