Il Papa saluta i fedeli raccolti in piazza San Pietro per l'Angelus di domenica 23 giugno - VATICAN MEDIA Divisione Foto
È sempre la pace che non c'è il primo pensiero del Papa. Anche ieri, domenica 23 giugno, alla fine della preghiera dell'Angelus, Francesco ha chiesto di continuare «a pregare per la pace, specialmente in Ucraina, Palestina, Israele». E ha invocato la luce dello Spirito Santo sulle menti dei governanti. Mentre nel commento al Vangelo del giorno, quello della tempesta sedata, poco prima della recita dell'orazione mariana di mezzogiorno il Pontefice ha detto: «Impariamo sempre più a stringerci a Lui, a fidarci della sua potenza, che va ben oltre le nostre capacità, a superare le incertezze e le esitazioni, le chiusure e i preconcetti, e questo farlo con coraggio e grandezza di cuore, per dire a tutti che il Regno dei Cieli è presente, è qui, e che con Gesù al nostro fianco possiamo farlo crescere insieme al di là di ogni barriera».
«Lo Spirito Santo illumini le menti dei governanti e infonda in loro saggezza e senso di responsabilità - ha quindi aggiunto il Pontefice -, per evitare ogni azione e parola che alimentino lo scontro e per puntare con decisione a una soluzione pacifica dei conflitti, a un negoziato». Guardando poi una bandiera di Israele in Piazza San Pietro, Francesco ha aggiunto: «È una chiamata alla pace». E ha citato Gaza e il Nord del Congo, e «la martoriata Ucraina che soffre tanto. Che sia pace», ha concluso.
Sempre in riferimento alla tempesta sedata, il Papa ha quindi commentato: «I discepoli escono da questa esperienza più consapevoli della potenza di Gesù e della sua presenza in mezzo a loro, e dunque più forti e più pronti ad affrontare gli ostacoli e le difficoltà, compresa la paura di avventurarsi ad annunciare il Vangelo. Superata con Lui questa prova, sapranno affrontarne tante altre, fino alla croce e al martirio, per portare il Vangelo a tutte le genti».
Per questo non bisogna avere paura. Anche se oggi ci sono prove dure da affrontare, Gesù è tra noi, - ha spiegato Francesco- nell’Eucaristia. Egli dunque «ci riunisce attorno a Sé, ci dona la sua Parola, ci nutre con il suo Corpo e il suo Sangue, e poi ci invita a prendere il largo, per trasmettere a tutti quello che abbiamo sentito e condividere con tutti quello che abbiamo ricevuto, nella vita di ogni giorno, anche quando è difficile». Infine il Pontefice ha invitato a ripensare alle prove affrontate, a ricordare le volte in cui abbiamo sentito Gesù vicino, a chiedersi se quando arriva la tempesta ci stringiamo a Lui «per ritrovare calma e pace, nella preghiera, nel silenzio, nell’ascolto della Parola, nell’adorazione e nella condivisione fraterna della fede».
Ieri mattina il Papa ha reso un doppio omaggio al suo confessore, venuto a mancare venerdì 21 giugno. In mattinata si è recato nella Chiesa Santi Quaranta Martiri e San Pasquale Baylon, dove il religioso prestava servizio. Quindi all'Angelus ha detto: «L’altro ieri è venuto a mancare Padre Manuel Blanco, un francescano che da quarantaquattro anni abitava nella Chiesa Santi Quaranta Martiri e San Pasquale Baylon. È stato superiore, confessore, uomo di consiglio. Ricordando lui, vorrei fare memoria di tanti fratelli francescani, confessori, predicatori, che hanno onorato e onorano la Chiesa di Roma. Grazie a tutti loro».
Infine, in un messaggio inviato sempre ieri ai partecipanti al XXV Meeting Internazionale delle comunità colombaniane, Columban's Day 2024, che si svolge a Piacenza, nel richiamare l'opera, nei secoli passati, dei monaci irlandesi seguaci di San Colombano, il Pontefice ha sottolineato che la loro testimonianza, come quella dei benedettini, «contribuì in maniera decisiva a preservare e rinnovare la civiltà europea». Anche oggi, ha aggiunto, «abbiamo bisogno di questa 'linfa' evangelica, perché le comunità ecclesiali e civili del continente non perdano la loro identità, non si sciolgano in una globalizzazione omologante, in balia dei poteri dominanti, ma possano esprimere la loro fede e la loro cultura con fedeltà creativa alle loro tradizioni, contribuendo a costruire l'Europa dei popoli, unita nella convivialità delle differenze e aperta all'incontro e al dialogo con le altre civiltà del mondo».