sabato 2 gennaio 2016
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Nel suo primo messaggio di fine anno Sergio Mattarella ha scelto, come promesso all’atto del suo insediamento, di parlare ancora una volta da primo cittadino della Repubblica ai suoi concittadini, avendo particolare cura di non dimenticarne nessuno. Ha preferito nettamente lo stile del colloquio a quello del messaggio solenne. Soprattutto, ha cercato di trasmettere il senso profondo di una comunità nazionale che, tutta insieme, si lascia alle spalle dodici mesi di eventi a tinte in forte chiaroscuro, per entrare in un tempo nuovo, anch’esso segnato da difficoltà, ma anche da fondate speranze di miglioramento e di crescita per tutti.In venti minuti all’insegna di quella sobrietà che, come ha sottolineato parlando di lotta alle mafie e alla corruzione, gli italiani esigono anzitutto da chi li rappresenta e governa, il presidente ha insistito a più riprese su questo sforzo collettivo che il Paese può e deve compiere, avviandosi a celebrare tra cinque mesi i 70 anni di quella Repubblica nei cui valori costitutivi il capo dello Stato dimostra di credere profondamente. Nessuna retorica buonista né cedimenti alla dissimulazione dei problemi. Piuttosto una salda consapevolezza dei nostri mezzi e delle nostre capacità, accanto alla convinzione che il destino di ciascuno di noi è strettamente connesso a quello altrui. Bene proprio e bene comune, alla lunga ma in fondo neanche tanto, coincidono e si alimentano a vicenda.Questa, ci pare, l’ispirazione di base di un testo tanto semplice nello stile quanto ambizioso negli obiettivi, letto in un contesto familiare che è sembrato anch’esso desideroso di invitare a unirsi, a rinsaldare gli animi, scossi da lunghi anni di crisi e ora messi alla prova dalle nuove o più incombenti minacce del terrorismo e delle sfide ambientali. In diversi momenti, registrando passi avanti e successi – per esempio nella tenuta e nella ripartenza dell’economia, nelle tante iniziative "dal basso" a difesa del territorio, nei "numerosi esempi" di ribellione alla corruzione e al malaffare – Mattarella si è preoccupato di dare atto degli sforzi dei cittadini, ringraziandoli sinceramente per il loro comportamento positivo. Quasi un modo per far capire che agire bene, fare il proprio dovere, impegnarsi in prima persona non è inutile. Anzi, produce frutti che si sanno riconoscere e apprezzare. Così come le figure esemplari di donne citate alla fine: la scienziata Gianotti, l’astronauta Cristoforetti e l’atleta paraolimpica Orlando.Dal Quirinale viene dunque all’alba di questo 2016 una lettura senza infingimenti dei problemi e delle sofferenze che tanti italiani sono costretti a fronteggiare. In primo luogo la mancanza tuttora acuta di lavoro per giovani, adulti rimasti disoccupati over 40 o 50 anni, donne e abitanti del Mezzogiorno. E tutto ciò in un contesto di ridotta mobilità sociale (che va assolutamente riattivata) e di un persistente intollerabile livello di evasione fiscale, per il quale è emersa l’inedita stima di oltre 300 mila posti di lavoro recuperabili, se solo quel macigno pari al 7,5 per cento del Pil venisse dimezzato.Subito dopo ecco la stringente concretezza dell’allarme per l’ambiente, troppo a lungo giudicato "teorico", che esige un reale salto di qualità nelle terapie da parte delle autorità pubbliche ma, ancora una volta, solo se coadiuvate da un effettivo "spirito di collaborazione" dell’intera cittadinanza.È particolarmente degno di nota poi come, nell’affrontare le cruciali questioni del terrorismo e dell’immigrazione, il presidente faccia ricorso al medesimo "registro" impiegato nell’analisi delle questioni interne: entrambi quei fenomeni epocali non hanno, semplicemente, alcuna possibilità di essere affrontati con efficacia e con serie speranze di soluzione senza la collaborazione leale di tutti i soggetti interessati, anzitutto a livello internazionale. Tra questi, emerge in primo piano l’esplicito riferimento all’Unione Europea, destinataria di precisi stimoli e contributi propositivi da parte italiana, che Mattarella non nasconde di condividere. E di nuovo, soprattutto di fronte al nodo dell’integrazione degli stranieri che valicano i nostri confini, il capo dello Stato indica la necessità di una risposta corale da parte di chi accoglie e di chi arriva. Gli uni, memori del proprio passato di popolo migrante a milioni e in ogni parte del mondo, disposti a mettere in discussione pregiudizi e diffidenze prima che si trasformino in invalicabili muri di separazione, ma anche rassicurati dalla volontà di fare rispettare le nostre regole e i principi di fondo della nostra civiltà. Gli altri, collaborando a isolare chi predica l’odio e la violenza.Da ultimo ma non certo meno importante, in coerenza con un magistero civile più volte espresso ad alta voce nei primi undici mesi di presidenza e reso particolarmente credibile dalla dolorosa esperienza familiare, si impone nel messaggio la denuncia dell’illegalità mafiosa e della corruzione. Nella "dottrina Mattarella", per così dire, il rispetto delle regole equivale ad attuare i princìpi della Costituzione. E questo è compito di tutti. Qualcuno in queste ore parla di un messaggio con «poca politica». Al contrario, è stato un messaggio senza retorica e ricco di politica buona e vera, la sola che può ridare fiducia al Paese.
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